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“ Balkan Erotic Epic di Marina ABRAMOVIC”
di kontemasok
27/01/2006 - letta 1286 volte

Per tre mesi, sino al 23 aprile, in uno spettacolare allestimento con una serie di tecnologici multischermi disseminati nelle navate dell’ex capannone industriale di Viale Sarca, saranno esposte sei opere realizzate dall’artista jugoslava, considerata dalla critica internazionale tra i nomi più autorevoli della nostra epoca: il nuovo lavoro Balkan Erotic Epic e altre cinque video installazioni, create tra il 2001 e il 2003.

Marina Abramovic’ è un’antesignana nell’uso dell’arte performativa come forma di arte visiva. Da sempre utilizza il corpo sia come soggetto che come mezzo. Mette alla prova i limiti fisici e mentali del suo essere, arrivando a sopportare dolore, sfinimento e a correre dei rischi alla ricerca di trasformazioni emotive e spirituali.

“Balkan Erotic Epic prende spunto dai miei studi sulla cultura popolare nei Balcani e sull’uso dell’erotismo. Attraverso l’erotismo, l’essere umano ambisce a diventare simile agli dei. Nella cultura popolare la donna sposa il sole o l’uomo sposa la luna per conservare il segreto dell’energia creativa e, attraverso l’erotismo, entrare in contatto con le indistruttibili energie cosmiche. La gente credeva che nell’energia erotica ci fosse qualcosa di sovrumano proveniente non dall’uomo bensì da forze superiori. Gli oggetti osceni e i genitali maschili e femminili hanno una funzione molto importante nei riti per la fertilità e l’agricoltura dei contadini dei Balcani. Se ne faceva un uso assolutamente esplicito per un’infinità di scopi. Durante i riti, le donne esibivano la vagina, il sedere, il seno e il sangue mestruale. Gli uomini mostravano apertamente il sedere e il pene durante la masturbazione e l’eiaculazione”.

Balkan Erotic Epic, che comprende due opere distinte - un’installazione video su multischermo e un filmato di dodici minuti con lo stesso titolo - nasce dalla proposta, fatta all’artista da Neville Wakefiekd e Frederick Carlström della Destricted, una casa cinematografica serba, di realizzare un film facendo recitare delle porno star. Abramovic’ accetta questa insolita proposta, ma riflettendo sulla pornografia - per lo più ripetitiva e noiosa - e, più in generale, sull’idea di sesso, decide di mostrare il sesso nel modo in cui è vissuto nel suo paese, cioè un modo sano e vitale, molto esplicito e libero, naturalmente connaturato alla sua gente. Consulta quindi vari manoscritti antichi, dal XIV al XIX secolo, trovando molti riti pagani che dimostrano come questo comportamento sia radicato nella cultura serba sin dal medioevo. E da qui cerca un modo di utilizzare artisticamente questo materiale. Torna a Belgrado, da cui mancava da trent’anni, e scrittura un cast di gente comune che possa ricreare, sotto lo sguardo della macchina da presa, quegli antichi rituali legati alla fertilizzazione della terra, alla interruzione della pioggia, al profondo legame esistente tra gli uomini - e le donne - jugoslavi e la natura.

Le immagini realizzate sono in parte riprese puntualmente da quanto ritrovato negli archivi, altre sono state completamente reinventate dall’artista, che ha rielaborato ciò che ha visto, immaginando quei riti secondo la sua sensibilità di oggi. Si vedranno così uomini in costume nazionale che mostrano impassibili l’erezione, un’immagine che contiene diversi contenuti sovrapposti, dall’orgoglio nazionale, all’energia muscolare e sessuale viste come cause di guerra, di disastri, ma anche d’amore. Uomini che copulano contemporaneamente con la terra, come se fosse la loro amata. Donne che mostrano i seni e se li massaggiano guardando il cielo, donne fradice di pioggia, sporche di fango, sfinite, che mostrano la propria vagina alla terra. Uomini e donne, non attori professionisti, che ripetono antichi riti propiziatori contadini. Sono immagini forti, molto toccanti, a tratti disperate, a tratti silenziose e commoventi, che comunicano intensamente l’essenza della vita, la sua materialità, la sua matrice corporea. Ma anche un senso di grande spiritualità, di interiorità, di riflessione. Come se il sesso fosse un modo concesso all’uomo per elevarsi e uscire dalla pura dimensione corporea.

Oltre a questo nuovo lavoro saranno in mostra altre cinque opere: Balkan Baroque, The Hero, Count on Us, Tesla Urn e Nude with Skeleton:



HANGAR BICOCCA
www.bicocca-e.org
Viale Sarca 336 - Miano

Dal 19 gennaio al 23 aprile 2006


da martedì a domenica 11-19; giovedì 14.30-20

entrata:
intero 8 euro, ridotto 6 euro (19 gennaio 2006. su invito)

fcuratore:
Adelina von Fürstenberg







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