Dato che sono una femminista che ama la dominazione, il bondage ed il
dolore in camera da letto, dovrebbe essere abbastanza ovvio perche' io
rimanga in silenzio e, diciamo, piuttosto riservata sulla mia
sessualita'. Mentre per me e' facile scrivere un'appassionata predica
sull'importanza vitale del "convenzionale" piacere della donna, o
parlare pubblicamente ed esplicitamente del desiderio sessuale in
generale, spesso sono timida e rifuggo dalle conversazioni sulle mie
scelte sessuali personali.
Nonostante il fatto che io abbia avuto un
lungo, intenzionale percorso per sentirmi alla fine forte, ed aperta
sulla mia decisione di essere sessualmente sottomessa, la risposta che
ottengo riguardo a questa decisione non e' poi sempre cosi'
comprensiva.
Il BDSM (per quel che mi riguarda, bondage. disciplina, dominazione e
sottomissione, sadismo e masochismo) mette a disagio un bel po' di
gente, ed il concetto di sottomissione femminile disturba
profondamente le femministe. Posso senz'altro capire perche'; ma credo
anche che il BDSM sicuro, sano e consensuale esista come radicalmente
opposto ad una realta' in cui le donne fanno costantemente i conti
con la minaccia della violenza sessuale.
Come persona che lavora nei media femministi e che combatte contro la
violenza sulle donne e per i diritti delle sopravvissute ad uno
stupro, non mi sono mai sentita davvero in diritto di condividere la
mia fantasia sulla mia stessa violazione. Ci sono senso di colpa e
vergogna nell'avere il lusso di decidere di agire in base ai propri
desideri - di consentire a questo genere di "non-consenso". Sembra
suggerire che non hai conosciuto la vera violenza sessuale, non puoi
davvero capire quanto possa essere traumatica, se la vuoi incorporare
in una versione finta all'interno del tuo "gioco". Ma questo,
semplicemente non e' vero: uno studio del 2007 condotto in Australia
ha mostrato che il tasso di abuso e coercizione sessuale sono simili
tra i praticanti del BDSM e gli altri australiani. Lo studio ha
concluso che il BDSM e' semplicemente un interesse sessuale ed una
sottocultura che attrae una minoranza, non un sintomo patologico di
abusi passati.
Ma quando metti un po' di stupro, bondage e fantasie di umiliazione
nel mix, sorge un intera gamma di problemi ideologici. L'idea di una
donna che acconsente ad essere violata con il gioco non e' solo un
terreno difficile da negoziare politicamente, ma e' anche raramente
discusso fuori dal circolo dei praticanti stessi del BDSM. Femministe
sessualmente sottomesse gia' trovano sufficientemente difficile avere
voce nel discorso, ed il loro desiderio di essere dominate e' spesso
lasciato fuori dalla conversazione. A causa di cio', l'opportunita' di
articolare le ramificazioni politiche della fantasia dello stupro
capita di rado, se non mai.
Si puo' ascrivere a questo silenzio il fatto che il BDSM sia in genere
descritto negativamente - spesso in modo fumettistico. Le
rappresentazioni cinematografiche sono generalmente caricature
frettolose, con i partecipanti spinti ai margini della societa', e con
una accentuata stigmatizzazione che circonda le loro scelte personali
e professionali. Mentre i film e la televisione offrono una
rappresentazione della dominatrice professionista quasi comprensiva,
come di una donna potente, a volte appena ingrassata (si pensi a Lady
Heather in "CSI"), le donne che sono sessualmente sottomesse per
scelta sembrano essere invisibili. Non sarebbe una forzatura dire che
sono lasciate fuori da ogni rappresentazione perche, molto
semplicemente, spaventano. Le rappresentazioni pornografiche femminili
di donne dominate per piacere spesso coinvolgono altre donne - questa
e' un'immagine esplicita sicura, perche' l'idea di un maschio che
infligge dolore ad una donna consenziente e' semplicemente troppo dura
per lo stomaco di molte persone. Per molte spettatrici tocca troppo
da vicino - l'idea dello scambio consensuale dell'autorita' di
prendere decisioni (temporaneamente o a lungo termine) di una donna
sottomessa con un uomo dominante che prenda decisioni per lei,
semplicemente non si accorda bene con la comunita' femminista.
E' importante puntualizzare che, comunque si tenti di giustificarlo,
questa incapacita' di accettare il BDSM nel dialgco femminista e' in
realta' solo una forma di paura della stranezza (kinkophobia), un
pregiudizio largamente accettato contro la pratica sessuale del
power-exhange. Patrick Califia, scrittore e sostenitore della
pornografia BDSM e della sua pratica, saggiamente afferma che "la
kinkophobia interiorizzata e' l'unico senso di vergogna che molti, se
non la maggior parte, dei sadomasochisti provano riguardo alla loro
partecipazione ad una societa' deviante". Questo odio di se stessi
puo' essere particolarmente forte nelle femministe sottomesse, quando
un'intera comunita' con cui esse si identificano o respinge i loro
desideri o le addita come vittime inconsapevoli.
Ho impiegato molti anni per disimparare le dinamiche di potere
mainstream ed accettare i miei stessi desideri per quelle fantastiche
e feticisticizzate. A dispetto di questo consapevole viaggio di
scoperta di me stessa e della simultanea (forse contraddittoria)
sensazione di essere in totale controllo, e' del tutto evidente che il
movimento femminista in generale non e' davvero pronto di ammettere
che donne che amino essere colpite, soffocate, legate ed umiliate
hanno potere. Personalmente, piu' mi sono sottomessa sessualmente,
piu' sono stata capace di ottenere uguaglianza nelle mie relazioni
sessuali e romantiche, e piu' mi sono sentita genuina come essere
umano. Ciononostante, ho sempre sentito che affermando il mio stato
di donna sottomessa stavo venendo additata come parte di quella
dinamica sociale che tende a violare tutte le donne. Tristemente, le
affermazioni di emancipazione sessuale non si traducono
nell'accettazione delle donne sottomesse - il meglio che una
sottomessa puo' sperare e\' di essere etichettata e compatita come
vittima danneggiata che sceglie la sottomissione come modo di guarire
o di elaborare traumi ed abusi passati.
Sia o meno difficile da accettare che il desiderio di essere
sottomessi non e' il prodotto di una societa' che tende ad
oggettificare le donne, arguirei che, a dispetto elle apparenze, per
la sua stessa natura il BDSM e' costantemente consensuale. Ovviamente,
il suo linguaggio e le sue regole differiscono significativamente
dalle scene sessuali vanilla, ma la stessa esistenza di una safeword
e' ottimale nel prevenire la violazione - suggerisce che in ogni
momento, indipendentemente dalle attese e dall'interpretazione della
parte di ciascuno dei due, l'atto (sessuale) puo' e sara'
interrotto. Ignorare la safeword e' un chiaro gesto di violazione,
senza che alcuna discussione sia possibile. A causa di questo, il
sesso BDSM, anche con tutte le sue connotazioni violente, puo' essere
molto piu' "sano" di quello privo di una safeword. Non sara' molto
romantico nel senso tradizionale, ma le regole sono chiare - in ogni
momento una donna (o un uomo) puo' dire no, indipendentemente dalla
"sceneggiatura" che lei (o lui) sta usando.
Il panorama BDSM sicuro, sano e consensuale e' fatto di regole
stringenti e pratiche sicure ideate per proteggere i sentimenti di
tutti quelli che sono coinvolti e per assicurare costante ed
entusiastico consenso. Questa cultura non potrebbe esistere, se questo
non fosse il caso; un sottomesso partecipa allo scambio di potere
perche' gli viene offerto uno spazio psicologico sicuro. Questo spazio
crea l'opportunita' per mostrare resistenza, per essere sollevati
dalle responsabilita', per provare sentimenti di affetto e
sicurezza. Prima che ogni "scena" inizi, si decidono chiaramente le
regole ed le limitazioni.
Trovare un partner o un dom con cui giocare e' un atto definitivo di
fiducia, e dare a qualcuno il potere di farti male per piacere e' sia
liberatorio che potente. Piu' abbraccio la sottomissione sessuale,
piu' arrivo ad imparare che, a dispetto di ogni apparenza contraria,
le relazioni SM in cui c'e' rispetto in generale smantellano le stesse
basi su cui la cultura dello stupro si fonda.
La dinamica dom/sub non sembra promuovere l'uguaglianza, ma per la
maggior parte dei praticanti seri, la fiducia ed il rispetto che
esistono nel power exchange in realta' superano la mentalita'
mainstream "donna oggetto" o mentalita' dello stupro. Perche' il BDSM
sicuro esista, deve essere fondato sulla costante affermazione di un
entusiastico consenso, che la sessualita' mainstream ha
sistematicamente smantellato.
Questo, naturalmente, non significa che la cultura BDSM sia esente da
critiche o responsabilita'. Nonostante l'ovvio fatto che la
dominazione e la sottomissione (ed ogni cosa che esse implichino)
siano nel regno di una elaborata fantasia, e' interessante esaminare
come queste scelte e descrizioni di stile di vita (sia mainstream che
culturalmente alternative) influenzino una cultura generale che tenta
di sottomettere e demoralizzare le donne. Se consensuale, il BDSM
informato e' l'opposto della cultura dello stupro, mentre la maggior
parte della pornografia mainstream (o nonfetish) che anche vagamente
simula uno stupro (del tipo "prendilo, toia" e "sai che ti piacera'")
e' tutto il contrario. Quando le fantasie specifiche al BDSM sono
rubate, diluite e corrotte, le complesse regole su cui tale
controcultura si fonda sono completamente spazzate via.
E qui c'e' il problema - con l'avvento e la proliferazione della
pornografia su internet, le fantasie di stupro, tortura e bondage sono
diventate accessibili. Non piu' riservato ad uno spettatore informato,
preparato, che lo persegue con attenzione dopo un salto presso una
libreria fetish, il BDSM e' rappresentato in ogni portale porno di
internet. L'utente medio di computer puo' avere accesso istantaneo ad
un intero catalogo di pratiche BDSM, che va da spanking leggero,
soft-core, a torture hard-core, in un secondo. Questo genere di
costante e libero accesso educa gli spettatori che non hanno una
consapevolezza culturale del BDSM, una preparazione o una educazione
specifica, a credere che quello che le donne vogliono sia essere
costrette ed, in alcuni casi, forzate ad atti a cui non hanno
acconsentito. Negli anni, varie interpretazioni del genere lo hanno
trasformato in comune pornografia - donne al guinzaglio, in manette,
imbavagliate, legate e soggiogate al piacere (NdT: non capisco "told
to like it") sono tutti luoghi comuni nell'immaginazione pornografica
contemporanea.
Mentre il praticante BDSM serio prospera su questo artificio (NdT:
c'e' scritto cosi'!), il maschio medio giovane eterosessuale che
guarda il porno inizia a credere che forzarele donne ad atti sessuali
sia la norma - la costante ed istantanea disponibilita' di questo tipo
di immagini rende il sesso e lo stupro uguali, esattamente la stessa
cosa, per lo spettatore mainstream. Uniamo questo tipo di pornografia
vista privatamente a casa con la proliferazione di spettacoli sul
crimine mostrati in televisione in prima serata e film pornografici di
tortura mascherati da "thriller psicologici" nei cinema, ed il nostro
immaginario culturale urla che "donne come vittime sessuali" e' una
realta' accettabile. Per qualcuno che cresce, e raggiunge la maturita'
sessuale, in questo ambiente, l'idea di costringere una donna ad un
atto sessuale sembra, per quando logicamente "errata", completamente
comune e probabilmente piuttosto sexy.
L'appropriazione dell'immaginario BDSM e' problematico perche', mentre
i membri della sua comunita' capiscono che e' importante essere
sensibili ai bisogni, ai limiti ed alle regole di chi gioca perche'
una scena funzioni bene e sia godibile, il porno mainstream ha come
obbiettivo la soddisfazione piu' immediata possibile. Si aggiunga una
disgraziata mancanza di educazione sessuale (sia come sicurezza, che
come piacere) nell'intero paese ed una idea generale, propagandata dai
media (si veda La Repubblica e la sua colonnina di donne nude, NdT!)
che le donne siano oggetti sessuali da consumare, e si avra' una
cultura dello stupro che origina da immagini BDSM prese a prestito
ignorando le regole che le accompagnano.
Questa situazione suscita alcune domande interessanti per le
praticanti del BDSM sano, sicuro e consensuale. Se, in qualita' di
persona che si identifica come sessualmente sottomessa, ci piacciono
fantasie sull'essere stuprate, siamo complici, di conseguenza, di
questa pervasiva cultura dello stupro? Siamo non solo complici, ma
anche fondamentali per perpetuare l'accettabilita' della violenza, a
prescindere da quali siano i nostri desideri privati e personali? Da
un altro punto di vista - siamo in effetti delle vittime? La nostra
fantasia e' soltanto il prodotto di una cultura che ci conduce a
pensare che questo tipo di violenza sia accettabile o perfino
desiderabile?
In alternativa, e' il nostro desiderio (anche se imbastardito ed
interiorizzato) ancora nostro - la nostra fantasia di "non-consenso"
che scegliamo e mettiamo in pratica in un ambiente che il consenso lo
permette? Una scelta personale, in linea con l'ideologia femmonista
che enfatizza la scelta su ogni altra cosa?
Ed infine, e forse piu' importante di tutto, con tutte le sue
limitazioni, safewords, limiti di tempo ed accordi espliciti su cosa
e' permesso - e' vero che la relazione BDSM consensuale e' la piu'
avanzata in fatto di fiducia e "performances" collaborative, con le
sue regole ed i suoi artifici che la rendono il completo opposto di
uno stupro?
Paradossalmente, sottomissione sessuale e fantasie di stupro possono
essere accettabili solo in una cultura che non le ammette. A livello
semplicistico, un fetish e' tale solo se cade fuori dai confini della
vita reale, e, come ho menzionato, la ragione per cui alcune
femministe temono o detestano la scena BDSM e' che e' troppo familiare
per loro. Quando una donna e' soggetta a (o sta godendo di, dipende da
chi guarda e chi partecipa) tortura, umiliazione e dolore, molte
femministe vedono le notizie del telegiornale della sera, non una
gradevole fantasia, a dispetto del contesto. Anche chi si identifica
come sessualmente sottomessa, qualcuno come me, puo' capire perche'
sia difficile osservare queste scene oggettivamente. Molte fantasie
sono tabu' esattamente per questo motivo - e' quasi impossibile
superare il concetto che un uomo interessato alla dominazione sia
vicino ad essere uno stupratore, o che una donna che si sottomette sia
una vittima impotente della cultura dello stupro. Ma i praticanti
consenzienti del BDSM ribatterebbero che la loro comunita', in
generale responsabile, rappresenta il desiderio senza il danno,
celebrando il desiderio femminile e (come e' cosi' fondamentale per
smantellare la cultura dello stupro) rendendo centrale il piacere
(femminile).
Come comunita', le femministe devono realmente esaminare se sia o no
un gesto di condiscendenza dire ad una donna che sceglie una fantasia
di stupro che e' vittima di una cultura che vuole sottomettere,
umiliare e violare le donne, se sia o no accettabile accusarla di
essere mal guidata, disinformata, o anche mentalmente malata.
La realta' e' che quando due persone acconsentono a fabbricare una
scena di non-consenso nella privacy delle loro vite erotiche, non
stanno acconsentendo a perpetuare la violazione delle donne in
generale. Il vero problema sta nell'appropriazione della pornografia
mainstream di immagini ferish - mentre i praticanti del BDSM sono
generalmente seri ed informati riguardo alle scelte ideologiche del
loro stile di vita, l'utente medio di porno mainstream generalmente
non perde un attimo per capire gli aspetti piu' delicati di
dominazione e sottomissione (o di consenso e sicurezza) prima di
guardare con leggerezza una scena di violazione in un film porno
mainstream o una foto mainstream.
Mentre vecchi film in bianco e nero di Bettie Page rapita e legata da
un gruppo di femmine insaziabili sono generalmente considerati come
divertimento erotico leggero ed innoquo, questo tipo di immaginario,
iniettato nella pornografia mainstream (ed anche ad Holliwood) puo'
avere ramificazioni culturali epocali. Tristemente, rappresentazioni
gratuite di violenze contro le donne sul grande schermo hanno in
effetti portato l'elemento tabu' del gioco al di fuori
dell'immaginario fetish. Bombardati da un'offensiva di immagini
violente in cui la donna e' la vittima, gli spettatori smetteranno di
percepire dove fantasia e fetish terminano ed inizia la realta' .
La pornografia BDSM e' cosi' crucialmente conscia della sua stessa
abilita' do perpetuare l'idea che le donne vogliano essere violate che
in effetti combatte contro questo mito. Alla fine di quasi tutti i
servizi fotografici autentici di BDSM, vedrete un'unica foto dei
partecipanti, sorridenti e felici, che riassicura sul fatto che quanto
e' stato visto in precedenza e' una scena teatrale recitata da adulti
consenzienti, e che prova che il porno fetish spesso e' una
costruzione attenta, consapevole, che sempre si riferisce a se stessa come tale.
La realta' e' che le attivita' e l'immaginario pornografico della
cultura BDSM sono problematiche solo perche' abbiamo raggiunto il
punto che il desiderio di una donna e' completamente sottomesso ed
ignorato. Se il piacere delle donne fosse fondamentale, questo
argomento (e la paura femminista della sottomissione sessuale) non
esisterebbe. Quando le donne sono costantemente dipinte come vittime
sia della violenza che della cultira, e' difficile vedere ogni altra
possibilita'. Le femministe hanno la responsibilita' non solo di
combattere ed opporsi all'appropriazione del BDSM da parte del
mainstream, ma anche di appoggiare i praticandi del BDSM che
garantiscono pratiche sane, sicure e consensuali.
Se l'appropriazione del mainstream dei modelli BDSM viene criticata
con successo, smantellata e corretta, una donna puo' sentirsi sicura
nel suo desiderio di essere domata, legata, imbavagliata e "cosretta"
al sesso dal suo compagno. A loro volta, le femministe si sentirebbero
sicure nell'accettare questo desiderio, perche' sarebbe chiaramente
una sottomissione consensuale. Perche' "lei lo ha chiesto" sarebbe,
finalmente, la verita'.
Ulteriori letture su "I media importano":
* "Offensive Feminism: The Conservative Gender Norms That Perpetuate Rape Culture, and How Feminists Can Fight Back," by Jill Filipovic
* "An Old Enemy in a New Outfit: How Date Rape Became Gray Rape and Why It Matters," by Lisa Jervis
* "Purely Rape: The Myth of Sexual Purity and How It Reinforces Rape Culture," by Jessica Valenti
Ulteriori letture su "Molti tabu' per niente""
* "A Love Letter from an Anti-Rape Activist to Her Feminist Sex-Toy Store," by Lee Jacobs Riggs
* "The Process-Oriented Virgin," by Hanne Blank
* "Real Sex Education," by Cara Kulwicki