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La Rivoluzione Copernicana del SM
di David Stein
inserito da Abatenero - 31/03/2012 - Letto 2216 volte.

Da un mondo chiuso all’universo infinito
di David Stein
 
Questo saggio è stato tradotto dall’inglese e pubblicato su Legami.org per esplicito consenso e gentile concessione dell’autore. Per la versione originale, visitate il sito www.boybear.us
Copyright 1991 by David Stein
 
Ho cominciato a legarmi da solo prima di avere otto anni. Prima dei dodici avevo sviluppato un fetish per manette, stivali e denim e conducevo una vita fantastica carica di sessualità, a parte il fatto che non avevo la minima idea di cosa fosse il sesso, né di essere attratto dagli altri uomini e non soltanto dai loro vestiti. Ma fu non prima dei 27 anni che entrai in un leather bar, durante un viaggio a New York da Pittsburgh (dove ero nato e dove ancora vivevo), e per quella data mi ero già sbarazzato almeno tre volte delle mie collezioni di porno SM e attrezzature da bondage. Ogni volta mi ero ripromesso di rinunciare a quella roba “malata” e di comportarmi bene, o almeno di adeguarmi all’omosessualità ordinaria, sebbene il semplice sesso “vanilla” non avesse interesse per me; ma quelle risoluzioni duravano un paio di mesi, al massimo.
Dopo mezz’ora in quel bar ero in preda al panico; era semplicemente troppo – troppo cuoio, troppi uomini eccitanti, troppa tendenza a dissimulare la più semplice delle trattative. Eppure ci ritornai, dopo essermi trasferito a New York, ed a 29 anni feci finalmente del sesso decente con un altro uomo – la notte in cui indossai per la prima volta una giacca di pelle. Per il  paio d’anni seguente, comunque - eravamo verso la fine degli anni ’70 - non riuscii a conoscere nessun altro che quel primo uomo, che incontravo una volta o due al mese per sessioni che diventavano sempre meno soddisfacenti. Era un uomo dolce e focoso, ma tutto quello che cercava era cuoio, pompini ed un po’ di gioco di ruolo, ed io volevo di più. Molto, molto di più.
A volte mi sembrava che tutto il mio masochismo si esaurisse nella testardaggine di scaldare una sedia allo Spike[1] di New York per diverse ore ogni venerdì e sabato notte, respirando il fumo degli altri ed ascoltando pessima musica ad un volume assordante. Avrei potuto coniarlo io, lo scherzo per cui “S&M” sta per “Stand & Model”. Non sono un tipo espansivo, non amo bere, ho un aspetto del tutto comune ed una tendenza ad essere in sovrappeso. Eppure, sentivo che avrei avuto molto da offrire, se fossi riuscito a conoscere qualcuno, e se lui fosse riuscito a conoscere me. Allo Spike, come in qualunque altro leather bar, del resto, avrei anche potuto essere invisibile. Nessuno, tranne il mio irregolare compagno di scopate, tentò mai di approcciarmi, né io sapevo come approcciare gli altri – né chi avrei dovuto approcciare.
Naturalmente visitai anche il Mineshaft[2], ma ero ben lungi dall’essere pronto ad esibirmi nel recinto del più famoso (o infame) Palazzo del Sesso Gay di New York. Fra l’altro, non è che per me fosse più facile incontrare qualcuno al Mineshaft, e riuscire a parlarci, di quanto lo fosse allo Spike. Sembrava che il tatto e la vista fossero gli unici sensi con cui la gente comunicasse, allo Shaft. Vedevi quello che volevi, lo agguantavi, e se quello non ti respingeva, era fatta.
Ero terrorizzato dal ridicolo e dall’idea di essere respinto – un freno comune per chi si affaccia all’omosessualità, o per qualunque adolescente etero. Ma ero anche terrorizzato dall’idea di essere brutalizzato o ferito, se mi fossi deciso a tornare a casa con qualcuno che pensavo potesse darmi quello che cercavo. La mia inclinazione per l’SM, e la mia ignoranza del SM, non facevano che aumentare le mie inibizioni ed il mio scompiglio interiore. Avevo 31 anni e la mia vita sessuale sembrava  arrivata ad un punto morto.
Più che di sesso, avevo bisogno di modelli, di guide, che mi rassicurassero sul SM e mi mostrassero che poteva essere fatto in sicurezza, positivamente ed in modo non autodistruttivo. Dov’era questa gente?  Dov’erano quei sadomasochisti “esemplari” di cui avevo letto nell’affascinante (e terrificante) racconto del 1968 di William Carney, “The Real Thing”[3] ? C’era davvero “una cosa reale” da scoprire, o tutto si riduceva a vestirsi di pelle e scopare? C’era la rivista Drummer[4], naturalmente, ma non era che altra fantasia – con qualche delizioso assaggio di dissonanza cognitiva, come una serie di articoli entusiasti sui “Famosi Sadici della Storia”. Barbablù, Jack lo Squartatore o La Cagna di Buchenwald[5] – e le loro vittime – non erano i modelli che andavo cercando.
Non che i club per motociclisti gay fossero un’alternativa attraente. Nonostante l’immagine che ostentavano, ben pochi dei soci, in realtà, possedevano o guidavano una moto. Per me andava benissimo – nemmeno io ero un motociclista – ma quando li incontravo nei bar, sembrava che tutto quel che facessero fosse atteggiarsi, darsi gran pacche sulle spalle e bere pesantemente. I club sembravano una parodia gay delle fratellanze scolastiche, comprese le “scorribande” nei weekend, che prevedevano noiose serate musicali e grandi bevute di birra. Ed essendo da sempre un Dannato Individualista, non sopportavo l’idea stessa di Club, dove si dava per scontato che ti dovesse piacere qualcuno – e dovessi assumerti anche molte altre responsabilità verso di lui – solo perché era un “fratello”. Io stavo cercando gli intimi circoli del SM, sperando che quando li avessi raggiunti avrei ancora potuto trattare le persone come individui – ed essere trattato allo stesso modo in cambio.
Sebbene avessi molti amici gay, nessuno di loro sapeva nulla di SM, a parte i soliti stereotipi e qualche scherzo di cattivo gusto.  Nemmeno quelli molto più bravi di me a rimorchiare nei bar, e con molta più esperienza sessuale, conoscevano qualcuno che fosse “veramente introdotto”. Per un po’ lavorai come volontario al Christopher Street Magazine[6], in apparenza un bastione della sofisticheria, dove mi guadagnai un’immeritata reputazione di esperto di SM solo perché ero disposto a parlarne.
Perché vi racconto tutto questo? Perché situazioni del genere non erano inusuali, all’epoca. Tanto per aggiornare un cliché, c’erano pelle e cuoio, cuoio e pelle dappertutto, ma neanche un po’ di SM in vista. Per lo più, a parte qualche sfilata notturna in costume allo Spike, e qualche sculacciata o strizzata di capezzoli al Mineshaft, l’SM era qualcosa che si faceva dietro delle porte chiuse; al di fuori, se ne parlava sussurrando, o in codice.
C’era in realtà un sacco di movimento, adesso lo so, ma bisognava essere invitati alla festa. E, proprio come in altri ambiti della vita omosessuale, i primi ad essere invitati erano quelli giovani, belli e sconsiderati. Non potevi trovare la strada chiedendo, perché l’etichetta dei bar imponeva che nessuno parlasse a nessun’altro a meno che non fosse già un amico o un amante. E non era il caso di fare domande ingenue, per non perdere punti nella competizione. Ammettere la propria scarsa esperienza significava assicurarsi l’impossibilità di farsene una. Se non sapevi già come andavano le cose, dovevi far finta di saperlo, o non avresti mai avuto la possibilità di giocare. Comma 69[7].
 
In che modo è cambiato.
Che differenza in un decennio[8]! Oggi ci sono organizzazioni apertamente gay sadomaso ovunque negli Stati Uniti. La maggior parte pubblicizza meeting e altre iniziative sulla stampa gay generalista, oltre che sulle riviste specializzate come Drummer e The Leather Magazine. Molti gruppi sono presenti nelle agende dei centralini e dei centri comunitari gay, e molti si impegnano in qualche tipo di propaganda educativa. Tutti, ognuno a suo modo, introducono nuovi appassionati alla scena SM. Non c’è più motivo, oggi, perché un gay che si affacci al sadomaso, anche in una piccola città, debba sentirsi isolato e senza riferimenti come mi sentivo io nel 1980, in una delle più grandi e cosmopolite città del mondo.
La situazione per le donne oggi è simile. Per quanto non ci siano tante organizzazioni femminili quante sono quelle maschili, ce ne sono comunque molte più oggi di quante ce ne fossero nel 1981, quando il gruppo Samois[9] di San Francisco pubblicò il fondamentale testo Coming to Power[10]. Diverse riviste lesbiche a tiratura nazionale ospitano erotica SM, come On Our Backs[11] e Outrageous Women, e, per quanto il movimento femminista sia ancora nel complesso più ostile che favorevole al SM, le lesbiche che vogliono sapere qualcosa a proposito del SM, possono farlo.
Inoltre, il clima politico nei confronti del SM all’interno del movimento gay è chiaramente cambiato. Dieci anni fa l’SM era un piccolo sporco segreto, come l’abuso di droga, la promiscuità o la cattiva igiene personale. Ma nella pianificazione della Marcia su Washington del 1987 per i diritti dei gay e delle lesbiche, venne riservato un seggio nel comitato direttivo per i rappresentanti maschi e femmine della comunità SM Leather, e quella comunità rispose all’apertura contribuendo con oltre mille presenze alla marcia – così come affollando fittamente il palazzo dei congressi del Ministero del Commercio il giorno prima della marcia, con la prima Conferenza S/M Leather realmente Nazionale.
Alla parata del Gay Pride del 1989 a New York, che segnava il ventesimo anniversario di Stonewall[12], il gruppo SM Leather fu uno dei più numerosi, e nel 1990 e 1991 i gruppi organizzati SM maschili e femminili – non dimentichiamo le Dykes on Bikes[13] – furono una presenza significativa nelle marce per i Gay Pride di New York, San Francisco, Los Angeles ed altre grandi città. Oggi, la National Gay and Lesbian Task Force (NGLTF) invita rappresentanti di associazioni SM alla sua conferenza annuale “Creare il Cambiamento”, e in concomitanza con l’annuale National Lesbian and Gay Health Conference vengono tenuti workshop sadomaso. E quando i conservatori attaccarono l’omoerotismo ed il sadomasochismo delle foto di Robert Mapplethorpe, la maggior parte dei leader gay, qualunque fosse la loro personale inclinazione, capirono che non avrebbe avuto senso difendere il primo denunciando il secondo – i nostri nemici non fanno distinzioni così sottili.
Nulla di questo è avvenuto per caso, né senza lotta. Se la situazione che la maggior parte di noi doveva affrontare all’inizio dello scorso decennio è cambiata, è stato perché abbiamo lavorato per cambiarla. Da molti punti di vista, il momento della svolta è stato la fondazione di due nuove organizzazioni a New York verso la fine del 1980 la Gay Male SM Activists (GMSMA) e la Lesbian Sex Mafia (LSM).
Al contrario di quasi tutti i loro predecessori, entrambi questi gruppi erano sostenitori dell’affiliamento aperto – cioè, i nuovi membri non avevano l’obbligo di essere cooptati dai vecchi o di sostenere alcun test di esperienza, ideologia o sessualità (a parte il genere). Per di più, entrambi i gruppi erano aperti ai novizi. E, cosa non meno importante, entrambi i gruppi inserirono la loro omosessualità ed il loro interesse per l’SM nelle loro stesse sigle.
C’erano dei gruppi SM omosessuali, nati prima di GMSMA e LSM. Ho già menzionato Samois (che si sciolse all’inizio degli anni ’80), mentre sul versante maschile c’erano, e ci sono ancora, il Chicago Helfire Club[14] e la 15 Association[15] a San Francisco. Ma il CHC era molto chiuso all’epoca, molto contrario alla pubblicità e difficile da contattare, e la 15, che aveva essa stessa meno di un anno quando fu fondata la GMSMA, era sempre nella tradizione dei Club: non potevi entrare nel gruppo o partecipare ad uno dei suoi eventi senza essere sponsorizzato da uno dei membri anziani.
C’erano stati gruppi SM “aperti” anche prima, in particolare The Eulenspiegel Society[16] a New York e la Society of Janus[17] a San Francisco, che esistono ancora entrambe. Ma sebbene la TES e la SOJ avessero entrambe una notevole quota di membri omosessuali all’inizio (qualcuno sostiene che fossero principalmente gay), nel 1980 erano prevalentemente eterosessuali – e non particolarmente amichevoli verso i gay e le lesbiche che le avvicinavano. (Mi ricordo bene di quel paio di incursioni che feci alle riunioni della Eugenspiegel alla fine degli anni ’70, ed il gelo che sentii calare nella stanza quando annunciai di essere gay)[18] La GMSMA e la LSM furono le prime organizzazioni SM ad essere aperte ed esplicitamente omosessuali.
Il grande successo di entrambi i gruppi - e specialmente del GMSMA, che riuscì a raccogliere più di cento partecipanti agli incontri bimestrali già alla fine del primo anno di vita – provocò un cambio fondamentale nella scena SM nazionale, da una struttura chiusa ad una aperta. Sebbene non tutti i gruppi successivi emulassero la politica di apertura delle iscrizioni di GMSMA e LSM, molti restando più simili ai club da quel punto di vista, l’idea che l' SM omosessuale dovesse essere apertamente discusso, apertamente insegnato ed apertamente difeso prese radici nel paese.
Quello che avvenne è paragonabile alla grande Rivoluzione Copernicana nella storia della scienza, in cui la visione del mondo come una sfera relativamente piccola e centrata su una Terra stazionaria fu rimpiazzata da quella di un universo infinito in cui la Terra era semplicemente un pianeta tra molti ed il Sole soltanto una stella tra le altre. Da un piccolo mondo, chiuso e raccolto, con le sue proprie regole ed i suoi propri valori, un mondo separato non solo dal grosso della società ma anche dalla maggioranza della comunità gay, l’SM omosessuale era divenuto una delle tante opzioni in un mondo dalle infinite possibilità.
Così come la nuova astronomia non avrebbe mai potuto affermarsi, nemmeno tra l’elite intellettuale, se la gente non fosse stata matura per un cambiamento di vedute, così il cambiamento da un mondo SM chiuso ad uno aperto non sarebbe potuto avvenire se la struttura esistente fosse stata ancora funzionale. Per l’inizio degli anni ’80, comunque, era ormai chiaramente disfunzionale. I codici e le istituzioni ereditate dagli anni ’50 e ’60, quando avvenne la prima fioritura del SM negli Stati Uniti, non sopravvissero alla maturità della generazione del baby boom.
 
Vecchia Guardia, Nuova Guardia, Avan-Guardia
La comunità Gay SM prima di Stonewall era veramente piccola: forse un paio di cento top e bottom seri in tutto il paese e poche altre centinaia di seguaci. Quasi tutti conoscevano chiunque altro, almeno chiunque contasse. Non era un gruppo in cui fosse facile entrare. I principali punti di contatto erano forse una dozzina di “veri” leather bar. Anche se chiunque poteva entrare in quei bar, gli estranei tendevano ad essere ignorati e persino ostracizzati se erano visti come presuntuosi. Un aspirante non poteva semplicemente avvicinare qualcuno e cominciare a parlare. Potevano volerci anni prima che un nuovo venuto fosse accettato e preso sul serio dagli iniziati. Ma nel processo di guadagnarsi l’accettazione, quelli che perseveravano assorbivano un insieme comune di standards ed un codice comune di condotta. Una elaborata etichetta aiutava ciascuno a trovare il suo posto ed a sapere cosa ci si aspettava da lui in ogni circostanza.
So di questa comunità solo di seconda mano, grazie alla testimonianza di uomini che ne facevano parte. Al tempo in cui io mi affacciai al SM, aveva cessato di esistere. Fu spazzata via dalla rivoluzione sessuale degli anni 60. Una volta che il fascino del SM fu scoperto da coloro che erano fuori dai ranghi degli appassionati, l’armamentario della scena SM, spogliato della sua essenza, divenne moda. I leather bar, almeno per uomini, proliferarono, e le riviste che davano risalto al fetish ed al sesso alternativo si vendevano nelle edicole. Migliaia, e poi decine di migliaia di omosessuali adottarono un look alla Tom of Finland[19] attentamente studiato, ma per la vasta maggioranza il gusto delle scelte sessuali, una volta spogliatisi dei vestiti, restava completamente vanilla.
Molti praticanti seri ed esperti, sia uomini che donne, reagirono all’esplosione della moda leather abbandonando completamente la scena dei bar, e ritirandosi nel cerchio delle loro conoscenze consolidate. Spazi di gioco privati, feste esclusive ad invito e “sessioni” organizzate dai pochi seri club SM, come il CHC o il 15, divennero i posti dove si faceva SM, non posti come lo Spike o persino il Mineshaft. La vecchia comunità SM si frammentò, separandosi in molte diverse comunità, spesso con ben pochi contatti tra loro.
Per il 1980, non c’era più modo di dire chi fosse chi nel SM, al massimo come volevano essere considerati, e non c’erano più standard comunitari, al massimo un dress-code. Studiando il centinaio e più di uomini che affollavano lo Spike ogni sabato notte, la maggior parte vestiti completamente in pelle, come potevi distinguere un giocatore esperto da un dilettante – o da qualcuno completamente estraneo al SM? Dopo qualche mese, potevi sapere se qualcuno era un frequentatore abituale del bar, ma questo cosa ti diceva a proposito della sua esperienza, o persino delle sue preferenze, in una scena? Io non ero l’unico a vagabondare mese dopo mese, anno dopo anno, cercando la giusta porta a cui bussare, una porta che non esisteva più.
Un altro che cercava a New York era un giovanotto chiamato Brian O’Dell. Essendosi esposto come attivista gay prima di rendersi conto del suo interesse per l’SM, tentò una mossa che non sarebbe mai venuta in mente a qualcuno che avesse tenuto la sua sessualità separata dalle sue tendenze politiche: nell’estate del 1980 scrisse una lettera al Gay Community News[20] di Boston, a quel tempo l’unico giornale gay di qualche rilievo nell’Est, chiedendo se qualche altro gay a New York fosse interessato ad un incontro per discutere di SM, fantasie, ruoli ed argomenti simili. E diede il suo vero nome e numero di telefono.
A seguito della sua lettera, Brian ricevette una manciata di chiamate, ed organizzò un incontro nel suo appartamento. Una di quelle chiamate proveniva da me, e tutto quello che entrambi possiamo ricordare a proposito di quel primo contatto fu che entrambi immaginavamo cose, a proposito dell’altro, che risultarono essere pura fantasia. So che fui sorpreso di scoprire che il fegatoso Mr. O’Dell era un altro bottom, più giovane di me, e persino meno esperto.
Quel primo incontro non fu molto promettente – noialtri cinque per lo più ci studiammo a vicenda – ma condusse ad un altro incontro con qualche partecipante in più, e poi ad un altro con ancora più gente reclutata col passaparola, e poi ad un altro e ad un altro ancora. A furia di incontrarci per tutto l’autunno e l’inverno, crescemmo rapidamente da sette, a dodici, a quindici, fino ad essere più di quelli che potessero essere confortevolmente accolti nel salotto di chiunque. La prima riunione che pubblicizzammo, che fu anche la prima ad accogliere persone che non conoscevano già qualcuno coinvolto nell’organizzazione del gruppo, avvenne nel gennaio del 1981, e più tardi finimmo per considerare quella data l’inizio “ufficiale” del GMSMA
Mentre crescevamo un incontro dopo l’altro, ed io ero sempre più coinvolto nell’organizzazione, non avevo idea che quel che era partito come un modesto gruppo di discussione sarebbe alla fine diventato così importante. E nemmeno mi aspettavo di restare coinvolto con GMSMA quasi continuamente per il decennio successivo, ricoprendo ruoli che andavano da presidente a responsabile della newsletter. Forse perché avevo così tanto bisogno di quello per cui GMSMA stava lavorando, una vera comunità SM, essa divenne il punto focale della mia vita.
Quello di cui parlavamo soprattutto, in quegli ultimi mesi del 1980, era che tipo di organizzazione volevamo, e cosa volevamo che facesse. Un paio di agitatori politici, che avevano risposto alla lettera di Brian, ma non avevano potuto partecipare al primo incontro, erano pronti ad affittare un auditorium e tenere un meeting cittadino per parlare contro l’ostracismo del SM da parte degli altri gay e del movimento femminista. Costoro erano a proprio agio nella loro identità SM e non sentivano un gran bisogno di imparare da discussioni tecniche o sullo stile di vita. Altri di noi erano più interessati alle questioni sollevate dalla nostra stessa difficoltà ad approcciare l’SM. Avevamo dei veri timori e un sacco di domande che volevamo fossero discusse prima di poter pensare a cercare di convertire degli estranei ad un punto di vista positivo sul SM. Altri ancora nel gruppo avevano altri obiettivi, e molti di noi certamente speravano che la nuova organizzazione ci avrebbe aiutato ad incontrare altri praticanti in un ambiente più congeniale e meno competitivo della scena di bar.
Fin dall’inizio, le discussioni che condussero alla formazione del GMSMA furono dominate da tre obiettivi del tutto differenti: (1) la creazione di uno spazio per discutere questioni personali e per imparare le tecniche SM, (2) la creazione di un ambiente favorevole agli incontri ed alla conoscenza di altri uomini interessati nel SM, e (3) la creazione di un veicolo per discutere la politica sessuale SM e per combattere i pregiudizi anti SM del resto del mondo gay (nessuno pensava che avremmo avuto molto successo nel tentare di convincere il mondo etero). I contrasti su questi obiettivi minacciarono di distruggere l’associazione prima ancora della sua nascita. Praticamente tutti erano d’accordo sul merito di ognuno dei tre obiettivi, ma eravamo in disaccordo su priorità e strategie.
Alla fine la maggioranza convenne che, se davvero volevamo raggiungere tutti e tre gli scopi, avremmo dovuto mettere la discussione e l’educazione al primo posto, la socializzazione al secondo, e la politica al terzo. Anche se lo scopo politico non era per nulla secondario – come dimostra il nome che scegliemmo, Gay Male S/M Activists, inteso deliberatamente ad evocare la vecchia Gay Activist Alliance[21] – sentivamo che la possibilità di creare un significativo impatto politico sarebbe scaturita dal successo dei nostri sforzi all’interno della comunità.
Lo stesso dibattito si è riacceso molte volte nel corso della storia della GMSMA, quando una delle fazioni ha cercato di spostare l’ago della bilancia in favore di uno dei tre scopi a scapito degli altri.  C’è sempre stata una piccola, ma molto chiassosa, frangia di attivisti che voleva rendere l’associazione più apertamente politica – sostenendo candidati alle elezioni, pubblicando libelli politici e organizzando manifestazioni di protesta. E c’è stata una tenace fazione “festaiola” che voleva che la GMSMA fosse prima di tutto un’organizzazione sociale e sessuale – sponsorizzando bar per incontri, feste SM e persino scorribande. Ma la nostra triade di scopi si è dimostrata sostanzialmente stabile. Una fazione di “centro” interessata prima di tutto all’educazione ed alla discussione è sempre riuscita a tenere le altre fazioni sotto controllo.
Per LSM (Lesbian Sex Mafia) le cose furono più facili, da un verso, dato che fu fondata da una coppia di donne che avevano reale esperienza SM, Jo Arnone e Dorothy Allison ( e Dorothy ricevette aiuto da amici della Samois). Ma fu anche più difficile, perché la maggior parte del movimento femminile si oppose attivamente al tentativo di portare l’SM lesbico allo scoperto. LSM, in effetti, sin dall’inizio si definì come un rifugio non solo per donne interessate al SM, ma anche per donne interessate al “sesso politicamente scorretto di ogni tipo, compresi feticismo, fantasie, giocattoli sessuali, e giochi di ruolo tra donne mascoline e femminili”.[22][23]
I fondatori di GMSMA e LSM aspiravano a creare una nuova comunità SM, e decidemmo che il modo migliore di farlo fosse non attraverso l’esclusione – tentando di tenere alla larga i non impegnati – ma attraverso l’inclusione – accogliendo quanti più uomini e donne possibile che si riconoscessero nel SM omosessuale. Se l’esteriorità del SM era diventata pubblica senza la sua essenza, spingendo i vecchi appassionati alla clandestinità, noi avremmo tentato invece di portare alla luce anche l’essenza del SM. Se le vecchie segretezza e discrezione erano ormai diventate barriere per le persone seriamente interessate, senza riuscire a distogliere i semplici curiosi, noi avremmo invece condotto la nostra opera il più apertamente possibile. Attraverso articoli ed interviste sulla stampa gay, attraverso conferenze, attraverso le nostre proprie pubblicazioni e attraverso i nostri meeting aperti, avremmo detto al mondo chi eravamo, cosa facevamo e cosa volevamo. Invece di pretendere di selezionare chi poteva entrare nei sacri recinti, avremmo reso i nostri recinti grandi abbastanza da accogliere chiunque volesse entrarvi.
Una volta che i resti della vecchia comunità capirono gli scopi della GMSMA – rendere più facile a chiunque fosse interessato al’SM farlo in maniera sicura e soddisfacente – molti di loro si aggregarono a noi, specialmente i soci dell’area di New York del Chicago Hellfire Club e del Northeast-based Pocono Warriors Club. Essi offrirono generosamente il loro tempo, la loro esperienza e la loro rete di relazioni per aiutare a produrre i primi programmi ed eventi speciali del GMSMA[24].
 
Forgiare una Nuova Comunità
Ormai, dopo dieci anni di attività di GMSMA e LSM e la proliferazione di altre organizzazioni, l’intera dicotomia tra SM “serio” e “non serio” è diventata discutibile. La scena SM è stata aperta e, per forza di cose, è stata aperta ai curiosi come agli appassionati. Ci sono pochi personaggi universalmente rispettati: piuttosto, molti uomini e donne rappresentano dei buoni esempi nei loro propri circoli.
Così come nessuno oggi ha una cattiva opinione di chi cambia ruolo, giocando da top una notte e da bottom un’altra, persino con lo stesso partner, così nessuno scredita nessun altro per non essere un praticante abbastanza “pesante” o versatile. E’ del tutto ammesso, per esempio, amare il bondage ma non il dolore, o amare la fustigazione ma non l’elettricità, o apprezzare un po’ di spanking e di tortura ai capezzoli, ma niente di più. Nessuno oggi si aspetta che ci si debba “guadagnare” il diritto di vestirsi di pelle nera, o con un’uniforme, od in qualunque altro modo. Ognuno ha i suoi gusti, diciamo oggi, ed il motto delle nostre organizzazioni è: fa quel che ti pare finché è sano, sicuro e consensuale.
Essendo entrato nel SM al culmine del cambiamento, e condividendone in parte la responsabilità, come fondatore e dirigente di GMSMA, posso ben comprendere la sensazione di alcuni veterani di aver perso qualcosa nel processo. Non si può negare che buona parte del mistero del SM sia andato perso con l’emersione dal buio delle segrete stanze alla luce degli incontri pubblici e delle discussioni aperte. Essere un maestro della frusta o del bondage, al giorno d’oggi, è come essere un’atleta professionista in una lega minore: la gente può apprezzare il tuo talento, ma nessuno ti guarda con soggezione.
Quando i top erano in soprannumero per dieci ad uno rispetto ai bottom, com’era negli anni ‘50, avevano un grosso incentivo a spendere tempo ed energie per padroneggiare qualche specialità esoterica o per raggiungere vette di abilità sulla scena. Oggi che i bottom superano i top per quattro a uno, e che sono comunque assai di più che ai vecchi tempi, un top può avere successo con molta meno fatica. Ora sono i bottom a competere l’uno con l’altro, e quel che i top meno discriminanti o coinvolti valutano di più è l’aspetto, non l’attitudine, la resistenza o la disponibilità.
Le tecniche SM venivano trasmesse da maestro a discepolo, in un rapporto diretto. Anche se non c’è dubbio che questo sia il miglior addestramento possibile, oggi semplicemente non è un’opzione realistica per la maggior parte delle persone. Invece, ad un incontro pubblico della GMSMA, da 80 a 150 uomini possono seguire un esperto che spiega la sua specialità, poi fargli delle domande e qualche giorno dopo seguire una dimostrazione in un gruppo più ristretto. Gruppi di 8 o 10 persone possono incontrarsi a casa di qualcuno per un workshop tecnico o per una discussione di gruppo per esplorare uno specifico interesse comune. Altre organizzazioni usano metodi differenti, ma un qualche tipo di insegnamento di gruppo è la regola[25].
La qualità dell’insegnamento è diminuita con il suo allargamento? Può darsi, ma grazie all’aperta condivisione di tecniche ed informazioni si può anche sostenere che l’insegnamento del SM è oggi assai migliore di prima – più completo e molto più attento alla sicurezza. Il livello medio delle pratiche risultanti da questo tipo di insegnamento è crollato rispetto a quello della “età dell’oro” degli anni ’50? Probabilmente, anche se, di nuovo, si può sostenere che con tante sessioni in più, il numero delle scene di qualità eccezionale è aumentato insieme al numero di quelle mediocri. Gli approcci tra praticanti sono oggi più equi ed umani di quanto non fossero col vecchio sistema? Indubitabilmente.
L’SM non appartiene più ad una piccola fratellanza. E’ diventato l’avanguardia del sesso sicuro nell’età dell’AIDS. Il genio è uscito dalla bottiglia, e non ha molto senso pretendere che la gente non impugni una frusta o non compri un pungolo per bestiame od un paio di manette prima di aver seguito molti anni di apprendistato. Tutti vogliono avere l’occasione di giocare. Se tutti devono imparare a giocare con sicurezza e responsabilità, rispettando il principio del consenso informato, abbiamo bisogno di tessere una nuova comunità, su una scala molto più vasta di quel che eravamo abituati ad avere – quella comunità che io non fui in grado di trovare nel 1980.
Questa comunità è fatta di individui, naturalmente, ma l’unica cosa che può tenerli assieme è l’organizzazione. Gli individui vanno e vengono, prendendo quello di cui hanno bisogno, dando quello che hanno o che vogliono, eppoi scomparendo, morendo o passando ad altri interessi e preoccupazioni. Anche le organizzazioni hanno i loro limiti, ma quelle di successo possono durare e diventare qualcosa di più della somma dei loro iscritti. Le nostre migliori organizzazioni incarnano delle visioni – che siano visioni di un cambiamento sociale o soltanto di un luogo di ritrovo dove soddisfare le proprie fantasie sessuali – che possono ispirare la gente a contribuire ed a raggiungere più di quel che avrebbero creduto possibile.
Le figure esemplari del SM sono oggi sopratutto gli uomini e le donne che le nostre organizzazioni chiamano ad insegnare e dimostrare. Quelli che vincono le gare leather possono ottenere maggiore pubblicità od essere ammirati dai disinformati, ma a ben pochi vincitori di titoli viene chiesto di insegnare o di rispondere a questioni che riguardino la sicurezza o la responsabilità. Persino i loro lodevoli sforzi come ambasciatori presso il più ampio mondo gay possono essere messi in discussione, come rappresentanti una visione troppo ristretta, troppo “edulcorata” del SM, per poter riflettere realmente lo spettro completo degli stili di vita SM. Sono modelli di ruolo solo se si pone l’enfasi sul termine “modelli”.
Poiché alle figure esemplari viene oggi fornito spazio e credibilità dalle organizzazioni, sono le organizzazioni più che gli individui a stabilire gli standard per l’accettabilità dei comportamenti SM. Per essere guidati, i novizi guardano al GMSMA e ad organizzazioni simili, organizzazioni come Philadelphia Gay Men’s S/M Cooperative (GMSMC), Avatar a Los Angeles,  Vancouver Activists in S/M (VASM), Outcast a San Francisco, Bound & Determined nel Massachussets orientale, e Los Angeles Leather & Lace; a club consolidati, come il CHC, il 15 Association, il Pocono Warriors, ed il Dallas’s Disciples of DeSade; ai club di bondage che sono spuntati a San Francisco, Chicago, New York, Pittsburgh e altrove negli ultimi anni; ed ai gruppi etero/bi/misti come la Society of Janus, Los Angeles’s Threshold, The Eulenspiegel Society a New York, ed alle sedi locali della National Leather Association di Seattle e del People Exchanging Power (che nacque ad Albunquerque).
E’ impressionante il grado di accordo che c’è tra queste organizzazioni quando si tratta dei parametri del SM sano e sicuro. Ed è triste vedere quanto spesso siano in disaccordo quando si tratta di un’azione comune nella sfera politica. Battaglie campanilistiche, vecchi rancori, stili regionali e, sì, anche qualche questione di merito, ancora dividono l’ovest dall’est, le donne dagli uomini, gli etero dai gay, le grandi metropoli dalle piccole città. A volte sembra che una vera comunità sia un’illusione, una ricerca futile. Ma guardando a quanta strada abbiamo fatto in poco più di un decennio, non posso abbandonare la speranza.
Quando penso a quanto è facile oggi per un uomo entrare nella scena SM grazie a GMSMA, confronto a quel che dovetti affrontare io – quanto in fretta Erik, metti, o Richard o Michael o Gil (tu sai chi sei), può trovare risposta alle sue domande, o essere tranquillizzato sui suoi timori, o essere indirizzato a qualcuno che può fargli sperimentare quello che cerca – mi è difficile non sentirmi un po’ invidioso. Ma quello che soprattutto provo è orgoglio, un grande orgoglio – per tutti noi.


[1] Lo Spike bar aprì a Brooklyn nel 1972 e fu per molti anni uno dei punti di riferimento della comunità gay di New York
[2]  Il Mineshaft Club aprì nel 1976, come Club leather omosessuale maschile, con un rigido Dress Code e spazi per qualunque attività. Il motto era “Abbandonate le inibizioni tutti voi che entrate qui”.
[3]  The Real Thing, di William Carney, è stato uno dei primi racconti a sfondo esplicitamente gay sadomaso editi negli Stati Uniti. Romanzo epistolare scritto con ottimo stile, è considerato uno dei classici del genere.
[4] Il Drummer Magazine apparve nel 1975 come rivista di racconti gay leather, anche se più tardi divenne soprattutto una rivista fotografica. E’ stata comunque per molti anni la principale rivista del mondo gay leather americano. Nel 1992 fu rilevata da un editore olandese, ma dal 1999 ha cessato le pubblicazioni.
[5] Ilse Koch, nata Kölher, fu la moglie di Hans Otto Koch, comandante del campo di concentramento di Buchenwald del 1937 al 1941 e di quello di Maidanek dal 1941 al 1943. Nota per il suo comportamento sadico e lascivo nei confronti dei prigionieri, usava collezionare brani della loro pelle recanti tatuaggi.  Tanto per dare un’idea del personaggio, furono le stesse SS ad arrestare lei ed il marito nel 1943 per i loro eccessi. Fu poi condannata a vita dal tribunale alleato per i crimini di guerra e morì suicida nel 1967.
[6] Christopher Street fu una rivista ad orientamento omosessuale pubblicata a New York dal 1976 al 1995. Conosciuta sia per le sue approfondite discussioni a proposito dei problemi della comunità gay che per la sua satira contro i critici dei diritti omosessuali, fu una delle due pubblicazioni sul tema più ampiamente lette e rispettate negli Stati Uniti.
[7]  Catch 69 è un’espressione slang americana che descrive un paradosso: una situazione in cui una persona eterosessuale non può determinare l’orientamento sessuale di un altro membro dello stesso sesso senza intraprendere un comportamento od un atto che metterebbe in questione il proprio orientamento sessuale. Qualcosa di simile al famoso Comma 22, con un’accezione sessuale.
[8] David Stein ha scritto questo saggio nel 1991, ancora prima della “rivoluzione” di Internet.
[9] Samois fu un’organizzazione lesbico-femminista-SM attiva a San Francisco tra il 1978 ed il 1983. Il nome del gruppo fu ripreso da quello della residenza immaginaria di uno dei personaggi di Histoire d’O, una dominante lesbica che pratica il piercing ed il branding su O. Tra i membri più conosciuti dell’organizzazione figurarono Pat Califia e la studiosa femminista Gayle Rubin. Nato da una “costola” della pansessuale Society of Janus come gruppo esclusivamente lesbico, fu estremamente attivo nella polemica contro il mainstream femminista che avversava la pratica del SM, visto come una ritualizzazione della violenza contro le donne, rivendicando la compatibilità tra SM e femminismo e accusando le femministe contrarie di essere puritane e conservatrici. In quella che negli anni ’80 fu chiamata la “Guerra Femminista del Sesso”, Samois si schierò apertamente per quel che venne poi conosciuto come “Sex-Positive Feminism”
[10] Coming to Power – Writings and Graphics on Lesbian S/M è un'antologia di scritti lesbici a tema SM. Il testo alterna brevi racconti con pagine tecniche e consigli. La prima edizione andò rapidamente esaurita ed ottenne risonanza mondiale. Nel 1996 è stato pubblicato un seguito, The Second Coming: A leatherdyke Reader, a cura di Pat Califia e Robin Sweeney.
[11] On Our Backs fu la prima rivista erotica diretta, prodotta ed edita esclusivamente da donne per il pubblico lesbico degli Stati Uniti. Le pubblicazioni iniziarono nel 1984  Fu una rivista fondamentale per la cultura lesbica degli anni ’80, giocando un ruolo decisivo nella guerra del sesso femminista del periodo come sostenitrice del sex-positive feminism. Il titolo della rivista era un aperto riferimento satirico alla rivista Off Our Backs, periodico femminista dalle posizioni fortemente contrarie alla pornografia, che le fondatrici di On Our Backs consideravano bigotto.  Da una costola di On Our Backs nacque nel 1985 Fatale Video, il maggior produttore di video pornografici lesbici del mondo. La rivista ha cessato le pubblicazioni nel 2006.
[12]  I cosiddeti moti di Stonewall furono una serie di violenti scontri tra gli omosessuali e la polizia di New York. La prima notte di scontri fu quella della notte tra il 27 ed il 28 giugno 1969, quando la polizia irruppe nel bar chiamato “Stonewall Inn”, un bar Gay in Christopher Street al Greenwich Village. “Stonewall” è generalmente considerato da un punto di vista simbolico il momento di nascita del movimento di liberazione gay moderno in tutto il mondo. Per questo motivo il 28 giugno è stato scelto dal movimento LGBT come data della giornata mondiale dell’orgoglio LGBT, o “Gay Pride”.
[13] Dyke è un termine spregiativo per “lesbica” proprio dello slang americano, simile nell’uso originale al termine britannico queer per gli omosessuali maschi (per “queer” vedi nota al saggio di Gary Switch sul Rack). Dykes on Bikes è un elastico insieme internazionale di gruppi motociclistici lesbici, noti per la partecipazione ai Gay Pride ed altri eventi LGBT. Come il termine queer, dykes è un termine scelto in aperta polemica con quello che è considerato il conformismo del mainstream LGBT ed è considerato come avente un valore ben distinto dal generico termine “lesbica” ed in aperta sfida alle aspettative dominanti su quel che significa “essere donna”.
[14] Per informazioni sul Chicago Hellfire Club vedi nota nel saggio di David Stein sul SSC
[15] Il 15 è un club gay sadomaso fondato nel 1980, attualmente il più antico club ancora esistente della costa occidentale degli Stati Uniti. Nato ad imitazione del CHC di Chicago, è però aperto anche ai maschi “legali” e non solo genetici (cioè con un documento di identità che attesti l’appartenenza al genere maschile). L’attività fondamentale è l’organizzazione di feste SM con aree di “gioco”, feste a cui possono accedere solo i membri anziani o gli ospiti espressamente invitati.
[16] TES, The Eulenspiegel Society, è la più vecchia e popolare associazione di informazione e supporto BDSM degli Stati Uniti. Con sede a New York è attiva sin dal 1971 www.tes.org
[17] La Society of Janus è la seconda più antica organizzazione di informazione e supporto BDSM degli Stati Uniti, fondata nel 1974 a San Francisco.
[18] E curioso notare come Jay Wiseman, nel suo saggio sui “Vecchi Tempi”, che potete leggere sempre tra gli articoli di Legami, riferendosi praticamente agli stessi anni, faccia una osservazione esattamente simmetrica e contraria a quella di Stein sulla Society of Janus. Secondo Wiseman, la SOJ di quegli anni era prevalentemente gay e per nulla amichevole nei confronti dei bdsmers eterosessuali. 
[19] Touko Laaksonen, conosciuto col nome d’arte Tom of Finland (Kaarina, 8 amggio 1920 – Helsinki, 7 novembre 1991) fu un artista finlandese noto per le sue illustrazioni omoerotiche che hanno influenzato la cultura gay del ventesimo secolo. Nel corso di 4 decenni ha realizzato oltre 3500 illustrazioni, caratterizzate da una forte sessualità, in cui vengono raffigurati uomini muscolosi con peni di grosse dimensioni (da Wikipedia).
[20] Gay Community News fu un settimanale pubblicato a Boston dal 1973 al 1992, e che fu una fondamentale risorsa per la comunità LGBT, riportando una gran quantità di notizie a tema gay e lesbico. Fondato come newsletter locale all’inizio della battaglia per la liberazione omosessuale, ben presto divenne un importante giornale con una redazione internazionale, divenendo un fondamentale veicolo per dibattere di diritti dei gay, femminismo, antirazzismo, multiculturalismo, lotta di classe, diritti dei carcerati ed altre cause ( da Wikipedia).
[21] La Gay Activist Alliance fu fondata a New York il 21 dicembre del 1969 da alcuni membri dissidenti del Gay Liberation Front, altra organizzazione sorta sempre nel 1969 a seguito dei fatti di Stonewall. L’associazione fu molto attiva tra il 1970 ed il 1974 ponendo in atto molte pubbliche dimostrazioni in occasione di eventi pubblici ed organizzando pacifici confronti con pubblici ufficiali, per attirare l’attenzione dei Media. Pubblicarono una rivista sino al 1980.
[22] Nell’originale “butch/femme role playing”. Butch è un termine slang che indica una lesbica dagli atteggiamenti, modi ed abbigliamento estremamente mascolini. Le butches venivano accusate dal mainstream femminista di riproporre all’interno del movimento femminile atteggiamenti e modi di fare culturalmente maschili.
[23]  Come GMSMA, anche LSM deve la sua origine alla stampa gay. Più o meno all’epoca in cui la lettera di Brian apparve sul GCN, Jo stava lavorando nella società che pubblicava il Christopher Street e si stava preparando a lanciare il New York Native. Una serie di annunci pubblici sul Native ed un po’ di chiacchiere tra Dorothy e gli amici di Jo furono sufficienti a raggiungere la massa critica di partecipanti. Quando seppi della loro nuova organizzazione, chiamai Jo ed organizzai una cena per noi quattro – lei, Dorothy, Brian e me – per scambiare le nostre idee.  Non dimenticherò mai quella cena. Ciascuna coppia arrivò all’incontro domandandosi cosa poteva avere in comune con l’altra: ci lasciammo sentendo di esserci ritrovati come in uno specchio. Fu la prima volta in vita mia che potei parlare di sesso con una donna e sentirmi compreso – e sentire di aver compreso lei (Nota dell’Autore).
[24] Non fu puro altruismo, comunque, dato che GMSMA diventò presto una primaria fonte di reclutamento per quei Club e per i loro eventi, come l’Inferno del CHC ed i Warriors Whitewater Weekends. Il dungeon del Whitewater Weekend del 1981, durante il primo anno di esistenza del GMSMA, fu dove finalmente entrai nel SM alla grande, grazie a diversi Top comprensivi e sensibili, ma specialmente grazie ad un ospite del CHC, l’ormai morto Chuk Barrow, il più seduttivo dei maestri del dolore. In un paio di giorni realizzai molte delle mie più vecchie fantasie, e nel farlo vinsi anche un trofeo. Ma questa è un’altra storia! (Nota dell’Autore).
[25] Per molti, il “corso finale” della scuola SM è la partecipazione all’Inferno del CHC, che raccoglie ogni anno più di 250 partecipanti da ogni parte del mondo per sperimentare ed apprendere l’SM nelle due sessioni intensive  di quattro giorni ciascuna ( per rispondere alla crescente richiesta, nel 1990 fu aggiunta una seconda sessione).  Certo, la partecipazione all’Inferno è ancora solo su invito, ma con i membri del CHC ormai sparsi in ogni stato dell’Unione ed in molti paesi stranieri, la maggior parte dei quali attivi anche in altre organizzazioni, ottenere che il tuo nome sia inserito nella lista degli inviti non è poi così difficile. (Nota dell’Autore)


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