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La Vecchia Guardia, Storia, Origini, Tradizioni
di Guy Baldwin
inserito da Abatenero - 02/09/2015 - Letto 1100 volte.

Chi è Guy Baldwin

Ringraziamo Guy Baldwin per averci consentito di tradurre e pubblicare questo articolo su Legami, ed Ambrosio per averci consentito il libero uso del materiale raccolto nel suo sito. Link alla versione originale:  http://www.evilmonk.org/a/oldguard.cfm

Questo saggio apparve per la prima volta nel numero 150 della rivista Drummer Magazine, nel settembre del 1991, ed è stato poi incluso nella raccolta di saggi dello stesso autore dal titolo “Ties that Bind” , disponibile ancora oggi direttamente presso l’editore: http://www.daedaluspublishing.com/

 

Leggendo una recente intervista a Brian Dawson, sono incappato in alcune sue osservazioni a proposito della “Vecchia Guardia” nello stile di vita Leather. Per quanto io abbia usato quel termine in un pezzo scritto quasi tre anni fa, solo recentemente ho realizzato che molto probabilmente  nell’ambiente leather molta gente non ha la minima idea di cosa il termine “Vecchia Guardia” realmente significhi. Sono certo di non aver mai visto in giro una descrizione di quello stile (perché era uno stile) perciò voglio offrirne una adesso. Ho portato la tessera della Vecchia Guardia accanto alla cartolina precetto nel mio portafogli abbastanza a lungo da essere probabilmente  qualificato per offrire quanto  segue, perciò eccolo qui...

Prima di tutto, un po’ di retrospettiva storica sarà più utile di quel che possiate immaginare. “Vecchia Guardia” è in realtà un termine improprio – un nome sbagliato – per l’insieme di comportamenti  che presero piede tra la metà e la fine degli anni ’50 tra gli uomini della comunità Leather, qui negli Stati Uniti. E’ veramente importante ricordare che la moderna scena Leather, così come la conosciamo oggi, prese forma per la prima volta tra gli uomini che tornavano a casa come reduci della seconda guerra mondiale (1939-1945).

Per molti omosessuali di quell’epoca, il servizio nella seconda guerra mondiale fu la prima esperienza omosociale (la prima volta in cui si ritrovarono a contatto sopratutto con altri uomini per un periodo significativamente lungo), la loro prima volta lontano dal posto dove erano nati e cresciuti, e la loro prima esperienza nello  stringere legami con altri uomini in una situazione altamente stressante. La guerra era (ed è) una faccenda seria; la gente moriva, i commilitoni dipendevano l’uno dall’altro per la sopravvivenza, la situazione era critica. La disciplina era all’ordine del giorno, ed il paese credeva che solo la disciplina e la dedizione potessero vincere la guerra e proteggere la libertà (avete mai notato il forte sentimento patriottico evidente agli incontri leather?).

In ogni modo, questi veterani  omosessuali avevano imparato il valore ed il piacere della disciplina e del lavoro duro posti a servizio di un nobile scopo. Avevano anche imparato a giocare duro quando capitava l’occasione di avere un po’ di tempo libero. Ed in effetti, la vita militare in tempo di guerra era (ed è) un misto di emozioni estreme generate dalla consapevolezza di  poter letteralmente “morire da un momento all’altro”. Per ultimo (almeno per i nostri scopi) i veterani gay avevano l’intima certezza di aver combattuto e servito strenuamente almeno quanto i loro commilitoni etero, e questa consapevolezza rafforzò la loro autostima. Tutto questo finì per essere associato al disciplinato stile di vita militare prevalente durante gli anni di guerra.

Anche se non tutti gli omosessuali dell’epoca prestarono servizio militare, quelli che non lo fecero furono comunque influenzati dagli atteggiamenti  militari attraverso il contatto col gran numero di soldati che potevano essere visti ed incrociati ovunque, durante ed immediatamente dopo gli anni di guerra. In ogni caso, tutte queste cose influenzarono fortemente la forma  della sessualità omosessuale maschile.

Col ritorno in patria intorno al 1946, molti veterani gay vollero mantenere gli aspetti più soddisfacenti della loro esperienza militare e, allo stesso tempo, intrattenersi socialmente e sessualmente con altri maschi gay. Scoprirono presto che solo nella spavalda sottocultura dei motociclisti esistevano queste opportunità, e così nacquero i biker club gay. Fu lì che ritrovarono quel misto di semplice cameratismo, abitudine al rischio ed allo stress (le corse in motocicletta) e sessualità mascolina che avevano conosciuto durante il servizio militare.

Poiché in ambito militare puoi capire chi è chi solo se  indossa l’uniforme, questi uomini inconsapevolmente (nella maggior parte dei casi) trasferirono la loro lealtà alla loro propria uniforme – la bardatura in pelle dei motociclisti, con l’aggiunta di qualche tocco paramilitare. Le insegne dei club spesso richiamavano quelle di reparti militari speciali: Thunderbolts, Warriors, Blue Max e Iron Cross1, per nominarne giusto qualcuno. I soci dei club scambiavano le loro insegne con i soci di altri club in segno di amicizia; i rituali di battesimo venivano trasferiti da carri armati, navi ed aeroplani alle motociclette, con il piscio che sostituiva lo champagne;  i berretti militari divennero i berretti dei motociclisti – tutto era proprio come era stato durante il servizio militare.

Per inciso, durante la guerra i soldati spesso inscenavano degli spettacolini per divertirsi. Dato che alle donne non era consentito il servizio in prima linea, alcuni uomini impersonavano i ruoli femminili indossando abbigliamenti burleschi (come in una scena del film “South Pacific”)2. Più tardi questa tradizione avrebbe trovato espressione negli show delle ‘Drag’ durante i raduni motociclistici. Cioè, uomini mascolini fingevano di stare fingendo di essere donne – ma non assolutamente ‘Drag’. (Succede ancora da qualche parte).

In ogni caso, prestare servizio militare significava seguire un sacco di regole. E proprio come nel servizio militare, c’erano regole (tacite) a proposito di come vestire, come gestire gli affari personali,  con chi socializzare o meno, e così via. Tutto era immerso in una sorta di formalismo rituale, esattamente come nel servizio. Quelli che erano realmente interessati alla dominazione e sottomissione, al SM, tendevano a prendere queste regole molto più seriamente di quelli che si ritenevano semplicemente “Butch”3. I butch indossavano solo quel tanto di pelle che gli consentiva di star comodi  in motocicletta, mentre chi era interessato alla sessualità alternativa indossava più bardature del necessario per segnalare questo aspetto di sè, ma tutti si frequentavano con tutti , mescolandosi negli stessi ambienti. Come potete immaginare, in qualche caso la stessa persona poteva essere sia un biker che un sadomasochista.

Un’osservazione a parte: prima e durante la guerra i sadomasochisti cercavano di identificarsi a vicenda senza scoprirsi troppo domandando: “Suoni il mandolino o il sassofono?”, per  capire chi di loro era masochista o sadico dall’iniziale dello strumento. Tutto questo mentre indossavano abiti civili! La creazione di una sottocultura “maschia” da parte dei veterani gay permise alla gente di specializzarsi negli interessi sessuali in un modo  impossibile in precedenza.  Prima di questo sviluppo non era evidente che ci potessero essere molti modi diversi di essere gay.

I club di motociclisti, ed i bar dove si incontravano, divennero allora i centri di attrazione per i gay interessati all’estremo mascolino dello spettro omosessuale, ma erano i gay leather a rappresentare la mascolinità estrema, a quell’epoca. (Oggi sappiamo che ci sono molti modi per essere mascolini). Questo significava che chi era attratto dalla sessualità alternativa  si sentiva  praticamente costretto ad esplorarla  nel contesto della scena leather, dato che non c’erano alternative. Non avere interesse nelle motociclette o nella pelle nera significava soltanto sentirsi comunque  costretti a visitare i loro luoghi di ritrovo, vestendosi nel modo giusto  e recitando la parte il più possibile, per trovare la strada verso il circolo ristretto di coloro che sembravano sapere qualcosa a proposito della sessualità alternativa. Questo significava scoprire quali erano le regole di accettazione (come posso essere accettato?) per guadagnarsi l’ingresso. In qualche misura questo è ancora vero perché ancora prevale l’attitudine di pensare che “l’uniforme” indichi esperienza ed accettazione sociale da parte di “Color che sanno”4.

E così la Scena divenne Es-clusiva invece che In-clusiva, nel senso che le persone all’interno della scena conoscevano  e capivano le regole e cercavano di tenere fuori gli estranei – di escluderli. Estraneo veniva definito chiunque (maschiaccio o meno) non avesse un interesse primario né esperienza nella sessualità alternativa, o almeno nelle motociclette. (Questo atteggiamento esclusivo era anche probabilmente rinforzato dal senso di colpa di essere sadomasochisti).

So che questo miscuglio di sadomasochisti e motociclisti può sembrare strano oggi, ma questo era il modo in cui la scena funzionava allora e, in qualche piccola misura, ancora oggi. Durante gli anni ’80, con l’emergere delle organizzazioni e specialmente degli eventi leather SM, la comunità dei bikers e quella leather Sm si sono progressivamente separate, tanto che oramai gli appartenenti all’una sono ignorano o sono del tutto indifferenti   a quel che accade nell’altra.

Questa separazione crescente è più profonda nelle grandi città, dove c’è abbastanza popolazione da sostenere entrambe le comunità, ciascuna con le sue necessità e programmi. Di conseguenza, molti antichi e venerandi club motociclistici hanno subito un crollo nelle iscrizioni, ed alcuni si sono addirittura sciolti.

Ma per la maggior parte, gli amanti della sessualità alternativa si sono separati dai bikers man mano che il processo di specializzazione erotica continuava. In generale la comunità dei motociclisti non pare essersi preoccupata granchè di questo cambiamento, forse perché molti dei soci dei bikers club sono contrariati o imbarazzati dalla visibilità erotica dei “confratelli”  sadomasochisti. Ma per quanto riguarda questa discussione, è importante notare che molti sadomasochisti conservarono i cerimoniali paramilitari, le abitudini  ed i comportamenti di quel primitivo nucleo di veterani gay di ritorno dalla seconda guerra mondiale.

Cosa ancora più importante, questi aspetti della mentalità militare si fusero con gli interessi sadomasochistici finendo per essere  erotizzati e diventando dei fetish di per sé. Questi uomini dunque furono l’originale “Vecchia Guardia” e non è quindi  una sorpresa se le loro regole paramilitari di inclusione ed esclusione  ancora oggi influenzano l’ambiente sadomasochista.

Dunque, quali erano le (tacite) regole della Vecchia Guardia? Eccone alcune tra le più importanti che vigevano negli anni ‘70

Sull’abbigliamento

Indossare sempre stivali, da maschio, preferibilmente neri.

Indossare sempre una cintura di cuoio nero, semplice, non fantasiosa.

Mai mischiare pelle marrone con pelle nera.

Mai mischiare ornamenti argentati e cromati con altri ottonati o dorati.

Solo pantaloni lunghi, jeans Levi’s o di pelle, mai calzoncini.

I gambali da cowboys implicano più coinvolgimento dei Levi’s, ed i pantaloni di pelle più coinvolgimento dei gambali, specie se indossati regolarmente.

Le giacche in pelle devono avere le spalline (tranne che per i motociclisti)

I copricapo elaborati sono riservati si Top, od ai Bottom  veramente tosti

Un bottom non possiede collari, a meno che un particolare Top non abbia consentito a quel bottom di custodire il suo collare. Un bottom che indossa un collare è uno schiavo, ed appartiene al proprietario del collare che, presumibilmente, ne ha le chiavi. Gli altri Top non possono intrattenersi in conversazione con un bottom collarato, ma altri bottom sì. Se la relazione finisce, il collare deve essere restituito al Top.

Mai toccare la visiera di un berretto da motociclista, compreso il tuo.

Mai toccare il berretto od il copricapo di qualcun altro , a meno che non sia un tuo intimo amico o amante.

Borchie ed altri ornamenti vanno utilizzati con misura, a meno che non siano le insegne del club.

Mai indossare i capi in pelle di qualcun altro, a meno che non sia lui a darteli.

I capi in pelle da indossare, a parte gli stivali e la cintura, devono essere “guadagnati”  con la partecipazione a sessioni sempre più intense.

I guanti sono riservati ai giocatori pesanti, ai feticisti dei guanti ed ai motociclisti.

Indicare sempre le preferenze SM, esibendo il mazzo di chiavi a destra o a sinistra.

Se stai cercando seriamente di rimorchiare, indossa le chiavi a vista, altrimenti ficcale in una tasca posteriore.

Se sei interessato solo al sesso, anche se duro, non mostrare le chiavi affatto.

Quelli che “swicciano” sono praticanti di seconda classe, da non prendere sul serio perché non si sono chiariti le idee. Se devi proprio swicciare, fallo in un’altra città.

L’abbigliamento “tutto pelle”  va indossato solo dopo le 10 di sera e solo in compagnia dei propri simili.

Rispetta il pubblico indossando meno pelle possibile durante il giorno – non spaventare le vecchiette ( a me è capitato, una volta), e comunque non spaventare nessuno, se è per questo.

Sulla socializzazione ed il rimorchio

L’anzianità sociale è determinata solo dall’esperienza sulla scena (sia per i Top che per i bottom), non dall’età, non dalla taglia, non dalla quantità di pelle indossata,  non dai ruoli di responsabilità nelle organizzazioni, non dai premi ricevuti o dai titoli vinti.

Ai Top ed ai bottom esperti deve essere accordato il massimo del rispetto, a meno che non si comportino malamente – ci si aspetta che tutti rispettino le buone maniere – le cattive maniere  sono inescusabili e possono  minare lo “status” sulla Scena (limitando perciò l’accesso a Color che Sanno per informazioni  e possibilità di gioco)

I veri leathermen mantengono la parola data, non prestano né si fanno prestare denaro; trattano i propri affari con onore ed integrità; non mentono mai.

I preliminari sociali vanno condotti in modo formale.

Gli “Anziani” (Top o bottom) non devono essere interrotti mentre parlano.

A parità di esperienza, è il Top a condurre la conversazione.

Nelle situazioni sociali, i Top inesperti  devono trattare con deferenza i Top ed i bottom anziani.

I bottom inesperti devono trattare con deferenza tutti sulla Scena, ma non gli estranei alla Scena.

Quando si muovono insieme, il bottom deve camminare mezzo passo indietro ed alla sinistra del Top col quale è in relazione o sta giocando.

Sta al Top o al bottom esperto stendere la mano per primo per invitare ad una stretta. ( Il contatto fisico va strettamente limitato negli incontri iniziali tra estranei).  MAI abbandonarsi alla droga o all’alcol in pubblico, né attirare in alcun altro modo un’attenzione negativa su di sè – comportarsi così disonora tutti gli appartenenti alla Scena.

I Top devono sempre avere le prime due opportunità di avviare un contatto verbale o fisico.

Più si è sottomessi, meno si guarda negli occhi direttamente – guarda spesso i Suoi stivali o fissali solo quando stai cercando di rimorchiare; altrimenti fallo meno spesso. Più si è dominanti, più si guarda fisso negli occhi, a meno che non ci sia alcun interesse erotico (solo quando si rimorchia).

Chi è nella Scena non discute né scrive di essa con chi è al di fuori. Tutti nella Scena devono essere in grado di individuare estranei che “abbiano stoffa “ ed essere pronti a facilitargli l’ingresso nella Scena se mostrano un sincero interesse.

Nessuna di queste regole è insegnata o spiegata ad alcuno se non attraverso accenni, deduzioni o con l’esempio.

Le informazioni tecnico/erotiche vengono scambiate solo tra pari.

Con coloro che sono al di fuori della Scena vanno intrattenute soltanto relazioni formali e non coinvolgenti. Va evitato qualunque contatto con uomini femminilizzati. Le donne non sono ammesse, anche se gli Anziani possono di tanto in tanto avere relazioni intellettuali o brevi relazioni sociali con donne che abbiano esperienza nella sessualità alternativa, ma solo in forma privata.

*********

Veramente in pochi rispettavano tutte queste regole tutto il tempo, e alcuni semplicemente si rifiutavano di seguirne qualcuna per cui avevano una avversione personale, ma ci si aspettava che chi voleva essere accettato seguisse la maggior parte di queste regole per la maggior parte del tempo. A creare un po’ di confusione era anche il fatto che esistevano delle varianti a queste regole a seconda della città nella quale capitava di essere. La lista non è completa, ma è sufficiente a dare il senso di quello stile.

Comprensibilmente un certo alone di intransigenza circondava gli uomini che seguivano queste regole, esattamente come circondava i militari dell’epoca. Chi voleva essere accettato doveva risolvere il problema di trovare un modo rilassato ed accomodante di seguirle. Questo richiedeva una notevole abilità sociale, e chi non aveva questa abilità (o abbastanza pazienza) finiva per rinunciare, accettando un ruolo marginale abbastanza frustrante.

Col passare del tempo, ci furono sempre più giovani ventenni il cui sviluppo sessuale non era stato influenzato granchè dal contatto con i militari. Perciò mancavano del materiale grezzo indispensabile per trasformare in feticci gli aspetti della vita militare propri della Scena della Vecchia Guardia. E tuttavia, avevano ancora bisogno di informazioni ed esperienza per aiutarli a dare forma all’urgenza dei loro desideri.

Questa gente si ritrovò praticamente senza risorse sinchè  l’affermarsi delle organizzazioni per la sessualità alternativa mise in campo nuove opportunità educative che non erano legate alle regole della “Vecchia Guardia”. Di conseguenza, c’è assai più supporto oggi per i novizi che si affacciano sulla scena SM con idee diverse (non militaresche) su cosa li attizza. Capelloni, rockettari con disegni strani sui giubbotti, motociclisti vestiti di tutti i colori, teste rasate, donne, ed altro ancora, si ritrovano adesso sul terreno una volta dominato dal Sistema della Vecchia Guardia.

“Antica Vecchia Guardia”, o magari “Antica Guardia”, o forse “Prima Guardia”, perché quello stile aveva senso considerando le influenze erotiche che diedero forma alla vita interiore degli uomini che all’epoca si trovavano nel momento dello sviluppo sessuale. La Vecchia Guardia diede alcuni grandi contributi, e fece anche alcuni grossi errori, e ancora oggi fa entrambe le cose.

Cercare di capire è più utile che limitarsi a criticare. E, ancora più importante, quello che la Vecchia Guardia riuscì a fare per lo sviluppo e l’affermazione della sessualità alternativa e dell’omosessualità mascolina può essere veramente apprezzato solo sullo sfondo di quel che esisteva prima – praticamente nulla!

Ma ricordatevi di questo, finchè avremo un esercito, e delle forze di polizia paramilitari, e finchè quei militari avranno tradizioni di iniziazione, rituali, regole di inclusione ed esclusione, senso dell’onore e del servizio, ci sarà sempre una “Vecchia Guardia”.  La sua forza e la sua influenza sulla Scena SM saranno probabilmente sempre proporzionali  al ruolo giocato dai militari e dalle organizzazioni paramilitari nella società – maggiori in tempo di guerra, minori in tempo di pace.

Ho pensato che forse vi avrebbe fatto piacere sapere.

 

Note alla traduzione

1)      Thunderbolt= fulmine, saetta; Warriors = Guerrieri; Blue Max era il nome colloquiale americano per la decorazione al valore tedesca; Iron Cross = Croce di Ferro.

2)      South Pacific, un film musicale americano a sfondo bellico prodotto del 1958, di grande successo all’epoca.

3) "Butch"  è un termine usato per indicare l'estremo virile, iper-mascolinizzato, dello spettro omosessuale, sia maschile che femminile, cioè sia per i gay che per le lesbiche. La traduzione  abituale fornita dai dizionari è "maschiaccio", che, in questo contesto, ci sembrava piuttosto ridicola per i gay e vagamente offensiva per le lesbiche. Abbiamo pertanto preferito lasciare il termine originale.

4)      Confronta l’esperienza personale di David Stein nel tentativo di entrare nella “Scena” raccontata nel suo saggio “La Rivoluzione Copernicana del SM”, pubblicato qui su Legami.

 

 



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