Chi è Gayle Rubin
Deviations, A Gayle Rubin Reader
A John Hope Franklin Center Book
Duke University Press, Durham & London, 2011
Disponibile sul sito della Duke University Press o su Amazon, anche in versione Kindle.
Può sembrare fuori luogo proporre la recensione di un libro pubblicato solo in inglese, e nemmeno distribuito direttamente in Italia. Ma il libro della Rubin è talmente ben scritto, utile e ricco di informazioni per chiunque sia interessato alla storia ed alla teoria del femminismo, del sadomasochismo e dei diritti gay e lesbo che resistere all’urgenza di proporne la lettura a chi masticasse almeno un po’ di inglese mi è stato impossibile.
Tanto più chè la scrittura della Rubin è leggibilissima, pulita, scorrevole, pragmatica, del tutto scevra di compiacimenti sofistici o gergo accademico, a dimostrazione del fatto che argomentazioni complesse possono essere affrontate con semplicità e chiarezza e che l’oscurità del linguaggio è conseguenza dell’oscurità del pensiero più che della difficoltà del tema. Gayle Rubin è tra quegli accademici che sanno che c’è un mondo reale, fatto di gente vera, fuori dalle mura dell'accademia, e che è a quella gente vera che occorre rivolgersi se si vuole incidere nel mondo.
Deviations è la raccolta dei più importanti saggi ed articoli scritti da Gayle Rubin in oltre 40 anni di impegno accademico, attivismo politico e battaglie femministe. Un arguto recensore americano ha scritto che il difetto principale dei saggi della Rubin è di essere sconosciuti al grande pubblico. Apparsi su riviste specializzate o su periodici accademici, il lettore comune non ha potuto valutarne l’incalcolabile impatto sul discorso femminista e delle scienze sociali se non attraverso la vaga eco filtrata dalla deformata e deformante letteratura popolare e giornalistica.
Tornare ad una delle fonti originali del pensiero sul gender aiuterà a spazzar via le incomprensioni – per non dire le calcolate mistificazioni – che circondano e confondono oggi le cosiddette “Teorie del Gender”. Soprattutto perchè una delle più peculiari caratteristiche di questi saggi è la loro stupefacente attualità: ognuno di essi potrebbe essere stato scritto in questi giorni senza quasi cambiarne una parola - per fortuna, mi verrebbe da dire, pensando all’interesse del lettore; ma dovrei forse dire purtroppo, pensando a quanta strada resti ancora da percorrere ed a quanto terreno che si dava per definitivamente conquistato sia stato invece nel frattempo nuovamente perduto.
Deviations farà la dubbia felicità di quegli accademici che avranno finalmente un’unica fonte cui riferirsi per le loro citazioni. Ma sarà soprattutto utile a chi per la prima volta volesse dedicarsi allo studio della cultura queer nel senso più ampio del termine. Deviations non è solo una raccolta di saggi: è anche un’autobiografia ed un storia enciclopedica dei movimenti femministi, gay, lesbo ed SM. La quantità di informazioni contenute in questo libro è formidabile e non solo nei saggi stessi. Su oltre 500 pagine, quasi 150 sono di note e riferimenti bibliografici, il che fa di questo volume probabilmente la più completa bibliografia sulla storia e la letteratura LGBT ed SM disponibile pubblicamente.
Da quella bibliografia è possibile partire per infiniti – e probabilmente sterminati – percorsi storici e letterari, per alcuni dei quali l’autrice stessa ci conduce attraverso i suoi scritti: dai dungeon sotterranei della San Francisco dell’epoca d’oro della comunità gay leather (The Catacombs) ai sofisticati circoli letterari lesbo della Parigi dei primi decenni del secolo scorso (A Woman Appeared to Me), dallo strutturalismo di Lèvi-Strauss e la psicoanalisi di Lacan (The Traffic in Women) all’analisi dell’attivismo antipornografico degli anni ’80 (Misguided, Dangerous and Wrong) o alla riscoperta della prima letteratura LGBT (Geologies of Queer Studies)
Ma la parte forse più preziosa dell’opera, quella completamente originale preparata specificamente per questa edizione dei suoi scritti e che copre più di metà del volume, sono le prefazioni ed i poscritti ai suoi articoli “storici”. In queste introduzioni e commenti, che a volte assumono il valore di veri e propri saggi autonomi, la Rubin ricolloca i suoi scritti nella temperie politica e culturale dell’epoca che li aveva generati, li rilegge e li critica alla luce del tempo trascorso, ci lascia scoprire il metodo ed il progredire del suo lavoro di ricerca, e di come le sue vicende personali abbiano influenzato il suo lavoro.
Perché, come dicevo, Deviations è anche un’autobiografia. Cresciuta come ebrea nel Sud segregazionista, giovane studentessa alla scoperta del femminismo e del lesbismo durante i moti studenteschi e la rivoluzione sessuale alla fine degli anni ’60, e della cultura SM degli anni ’70, Gayle Rubin è la personificazione vivente del motto femminista “Il privato è politico”.
Ebrea, femminista, lesbica, sadomasochista, radicale di sinistra, Gayle Rubin incarna l’epitome della marginalità. Una marginalità che avrebbe potuto schiacciare una intelligenza meno acuta, uno spirito meno indomabile, una determinazione meno combattiva. Ma per Gayle Rubin quella marginalità è stata la motivazione per un incessante ed accanito attivismo politico e accademico volto a cercare di trasformare il mondo in un luogo in cui ci sia posto per tutti.
La passione per l’antropologia, una scienza che sottolinea l’importanza del distacco obiettivo dalla materia trattata e la cancellazione della soggettività dell’osservatore, ha consentito alla Rubin di re-iscrivere la sua esperienza personale negli studi accademici. Negli scritti della Rubin, il privato diventa politico attraverso la mediazione di un rigore accademico che lo rende universale senza fargli perdere nulla della sua carica dirompente: pochi accademici avrebbero avuto al tempo stesso il coraggio di intitolare un articolo “The Catacombs, a Temple of the Butthole” (The Catacombs, un Tempio del Buco del Culo) e l’autorevolezza per farselo pubblicare da una Editrice Universitaria.
D’altra parte, tutta l’opera della Rubin è una indagine condotta ai confini della sessualità e delle culture sessuali. Uno dei suoi grandi meriti accademici è quello di aver contribuito in maniera determinante a trasformare gli studi sul sesso alternativo da argomento equivoco in grado di stroncare la carriera di un ricercatore troppo avventuroso a rispettato campo di studi sociali e scientifici. Ed uno dei suoi grandi meriti politici è quello di aver mostrato quanta falsa retorica si faccia sul sesso, e come la politica sfrutti la retorica sessuale per scopi conservatori e fini economici. Contro questa retorica l’opera della Rubin è un antidoto potente. Per la Rubin il sesso è politica e cambiare la cultura sessuale significa cambiare anche la politica e la società. Forse solo negli anni ’60 questo peculiare misto di radicalismo, rigore scientifico e fiducia nel cambiamento poteva germogliare.
E questa straordinaria mistura è ancora presente e viva in Deviations, come testimonia la profonda onestà intellettuale che trasuda da ogni rigo dell’opera: Gayle Rubin , raccontando la sua storia insieme a quella del femminismo e del movimento LGBT degli ultimi 50 anni, non ha la minima esitazione a restituire ad altri meriti che ritiene le siano stati impropriamente attribuiti, ad ammettere gli errori di prospettiva che la lettura a posteriori dei suoi saggi rivela, a riconoscere che ogni sua opera non è che “l’interpretazione personale di un discorso collettivo”. E’ questa onestà intellettuale, è lo spazio profusamente e spesso amorevolmente dedicato a tanti altri protagonisti di questo “discorso collettivo”, è la disponibilità al ripensamento, al continuo confronto con la realtà contemporanea che fa di Deviations di Gayle Rubin molto più di un'arida raccolta di saggi, che ne fa un’opera originale, profonda, appassionata, un'altra tappa del suo percorso intellettuale, accademico e politico e non uno sterile monumento a se stessa.
Due parole voglio infine spendere sulla pura qualità letteraria dell’opera. La capacità di scrittura della Rubin è straordinaria, come straordinaria è la varietà di registri che la sua prosa riesce a coprire: dalla rigorosa argomentazione accademica di The Traffic In Women o Studying Sexual Subcultures , alla critica politica di The Leather Menace, alla vis polemica di Misguided, Dangerous and Wrong, alla tenerezza quasi elegiaca con cui descrive le spesso disperate esistenze delle protagoniste di A Woman Appeared to Me, all’abilità descrittiva da Grande Narratrice in The Catacombs, capace di trascinare il lettore dentro il dungeon di Steve McEachern, facendolo partecipare alla vita ed ai rituali della subcultura gay leather della San Francisco degli anni ’70. Ho la netta sensazione che l’impegno accademico e la passione politica della Rubin ci abbiano sottratto un grande talento letterario.
Gayle Rubin stessa, e la Duke University Press, che ne detiene i diritti editoriali, ci hanno concesso di tradurre e pubblicare su Legami due dei saggi contenuti in Deviations. Abbiamo scelto The Traffic in Women, Notes on the ‘Political Economy’ of Sex, e The Catacombs, a Temple of the Butthole, come esempi dei poliedrici interessi dell’autrice.
Saranno entrambi pubblicati a breve, nella non nascosta speranza che l’assaggio possa indurre ad assaporare l’intera pietanza.