SM: quando il dolore
diventa piacere. Lo yoga per un approccio consapevole e condiviso. Di Slaveromano71* e
Radaaria**.
«Abbiamo tutti un dolore. Perché non lo
possiamo condividere?” (Tratto da Segreti e bugie, di Mike
Leigh 1996)
Cosa sentiamo quando causiamo o riceviamo dolore?
Per sgombrare il campo da un primo, possibile, equivoco,
diremo subito che il “dolore” di cui stiamo riflettendo è “il dolore che
diventa piacere”: un dolore fisico o emotivo, frutto di un’esperienza “di gioco”
vissuta “consapevolmente” e consensualmente, in piena salute e sicurezza.
Un modo per rispondere alla domanda iniziale è quello di
scomporre il dolore nelle sensazioni, emozioni primarie ed emozioni secondarie
(sentimenti), spogliandoli il più possibile dai condizionamenti della
“coscienza” e dai costrutti mentali: caldo, freddo, sensazione di pesantezza o
leggerezza, ruvido, liscio, formicolio, zone del corpo in cui sentiamo piacere,
zone del corpo in cui sentiamo “dispiacere”, senso di occlusione o oppressione.
Lo scopo non è quello di “non pensare” ma, al contrario,
di “riunire corpo, anima e mente”, Yin e Yang. Per realizzare questo obiettivo
è fondamentale acquisire piena consapevolezza delle sensazioni, e delle
emozioni in rapporto al nostro Io. Un percorso di lavoro è costituito dalla
scomposizione fra sensazioni, emozioni e sentimenti, partendo da ciò “sentiamo”
nel nostro corpo, continuando con l’esplorazione delle nostre “emozioni
primarie”, per poi ancora concentrarci su quelle “secondarie” (che per
comodità, e scegliendo un approccio che a noi piace di più, chiameremo “sentimenti”).
Possiamo utilizzare la meditazione e lo yoga, usando “i
chakra” come centri di energia corporea e spirituale per indagare il nostro
rapporto col dolore, emotivo o fisico che sia.
Lo scopo di questo approccio non è quello di “sentire” o
“provare” più o meno dolore o di imparare a sopportarlo meglio, per attenuarlo
fino a dissociarci da esso (cosa che, tuttavia, si può anche fare attraverso
l’uso dello yoga o l’utilizzo della trance) o di amplificarne la sensazione ma
imparare a isolare, scomporre e ricomporre le diverse esperienze di senso,
emotive e affettive, correlate al dolore.
Ma cosa sono le sensazioni, rispetto alle emozioni e
ai sentimenti?
Le
sensazioni sono impressioni prodotte da uno stimolo esterno. Lo stimolo può
essere di natura psichica o fisica ma agisce sui nostri sensi. Fra le
sensazioni fisiche sono annoverabili quelle collegate direttamente ai cinque
sensi: il bruciore di una scottatura o un brivido di freddo sulla pelle, la
sete, la fame, l’istinto sessuale di tipo fisico, un odore persistente, il
rumore di un suono ma anche il dolore fisico da impatto in sé, non associato ad
una qualche forma di interazione.
Le emozioni vengono causate invece dalla sfera dei
pensieri. Sono la paura, la sorpresa, l’angoscia, il panico, l’allegria, la
rabbia, il nervoso, l’attrazione, il desiderio. Hanno una persistenza maggiore
rispetto alle sensazioni e a volte tardano a scomparire, ma sono ancora troppo
brevi, comunque poco durature.
Alcune sensazioni, attraverso l’esperienza ed il
ricordo, possono evocarci emozioni più durature. Tale è il rancore associato ad
un dolore eccessivo e ritenuto ingiusto causato da altri, o il desiderio di
punire un’altra persona per aver trasgredito ad un ordine, impulsi che possono
verificarsi in una scena BDSM.
La scienza non è concorde
nello stabilire quanto l’associazione emozioni e zone corporee sia più o meno
indipendente dall’esperienza e dai ricordi delle persone. Nell’ambito della psicologia e della biologia non c’è
piena intesa sulla classificazione fra sensazioni, emozioni primarie e
secondarie, a causa delle profonde interazioni fra mente e corpo che agiscono
anche sulle sensazioni, le emozioni primarie – innate e presenti in ogni
popolazione – e le emozioni secondarie, che invece originano dalle primarie e
nascono dall’interazione sociale.
Emozioni e sentimenti spesso vengono confusi tra
di loro: si tratta in realtà di fenomeni/processi contigui che si differenziano
sostanzialmente per intensità e durata. Nello specifico le emozioni primarie sarebbero emozioni meno
intense e di breve durata e ad uno stadio di consapevolezza più basso.
Le emozioni secondarie, che noi qui per brevità chiameremo “sentimenti”, sono
invece emozioni più complesse, perché dipendono da un certo grado di
introspezione poiché implicano e coinvolgono il concetto che una persona ha di sé e coinvolgono il nostro
rapporto con l’altro-
Le emozioni primarie dunque sono reazioni che
potremmo dire innate mediante le
quali ci avviciniamo (felicità,
rabbia, sorpresa, interesse) ad una persona o ad un oggetto o ci allontaniamo da esso (tristezza,
paura o disgusto). Rappresentano una primissima
forma di adattamento al contesto ambientale e sociale.
Le emozioni primarie preparano
l’organismo ad affrontare le sollecitazioni derivanti dall’ambiente esterno
grazie al sistema nervoso centrale, al sistema muscolo – scheletrico, alla
circolazione cardiovascolare ma è anche vero il contrario e cioè che spesso
alcune emozioni sono innescate dalla percezione del proprio stato corporeo.
I sentimenti (o emozioni secondarie) sono emozioni più
durature, anche per un’intera vita e sono anche le più profonde, come l’amore,
la serenità, la felicità, il dolore emotivo causato da altri, l’odio, la pace.
Sono ciò che rimane, ciò che riemerge lentamente quando ritorna il silenzio,
quando si arresta la tramontana, quando smettiamo di ridere a crepapelle dopo
una serata passata con amici. Oppure, dopo una scena BDSM, quando torniamo a
casa e godiamo dei segni e delle ferite inferte sul nostro corpo o su quello
degli altri, che diventano un modo per continuare a “sentire l’altra/o”. Oppure
la gratitudine che ci porta a soffrire per l’altro o quella stessa che ci porta
a coccolare la persona sottomessa in un aftercare.
Le sensazioni corporee associate alle
emozioni di tipo secondario, legate all’amore, all’odio, alla preoccupazione, alla
vergogna, alla gelosia, alla depressione, mostrano in genere una relazione più
lieve rispetto alle sensazioni corporee collegate alle emozioni primarie come
la paura, la felicità, la rabbia, la
sorpresa e la tristezza, l’ansia.
Le emozioni sono spesso associate a
sensazioni corporee che possono interessare aree specifiche del corpo. Come
quando sentiamo un forte magone a seguito di un dolore emotivo molto forte, ad
esempio, oppure quando proviamo un senso di esaurimento e spossatezza fisico
per effetto di una lunga prova d’ansia.
Le sensazioni positive sembrano
riflettersi soprattutto sugli arti superiori e quelle negative su quelli
inferiori (depressione, tristezza), mentre le emozioni di impatto si riflettono
quasi sempre sugli arti superiori, laddove forse la reazione allo stimolo
esterno deve essere più immediata in una situazione di pericolo o di
aggressione. E’ il caso della rabbia, della collera o dell’amore. La felicità,
in questo senso è associata ad un miglioramento dello stato fisico generale,
cosi come la depressione o il panico al suo peggioramento.
Concentrarci sulle nostre corrispondenze
fra stimoli esterni e zone corporee ci può permettere di vivere in modo più
consapevole l’esperienza del dolore nostra o dell’altro.
Quando ci approcciamo al dolore ricevuto o somministrato
sentiamo caldo o freddo? Ci sentiamo solidi o liquidi? Proviamo gioia o
tristezza? E ancora cosa proviamo nell’interazione con l’altra/o? Paura,
affetto, gratitudine, stima, fiducia, perdono, invidia, gelosia, rabbia?
E ancora, cosa “visualizziamo” nella nostra mente, se
dovessimo immedesimarci in un determinato animale? Proviamo ad immaginarlo
(escluso il cane o il pony o il cavallo perché sono associati ad un’immagine
“filtrata” dalla mente, legata allo stereotipo di ruolo) eppoi riflettiamo
sulle emozioni che l’immedesimazione con quel tipo di animale ci procura.
Questa scomposizione ci consentirà di prendere coscienza
delle nostre sensazioni fisiche e con le emozioni, senza identificarci con le
emozioni stesse. Infine, possiamo concentrarci sulle emozioni secondarie,
chiamando in causa la persona con la quale interagiamo, interrogandoci su qual è
l’emozione secondaria (sentimento) che proviamo verso l’altra persona.
Con lo yoga possiamo spostare la nostra attenzione verso
il nostro corpo. Attraverso il respiro possiamo entrare più profondamente in
noi, senza perdere il contatto con il mondo esterno.
Imparare ad ascoltare le sensazioni, le emozioni
ed i sentimenti richiede un po’ di pratica.
Un modo per farlo è quello, attraverso la concentrazione, di sintonizzare la mente sul
nostro corpo, cercando di comprendere per esplorare ciò che le accade quando è
soggetta ai diversi stimoli esterni o corporei.
Un altro modo per farlo è quello di usare la meditazione
e, all’interno delle diverse pratiche meditative, lo Yoga.
Il cervello emette delle onde elettromagnetiche che
determinano diversi stati di coscienza. Al tempo stesso le sollecitazioni che
provengono dal mondo esterno sono in grado di modificare i nostri stati di
coscienza e dunque anche la frequenza delle onde elettromagnetiche prodotte dal
nostro cervello
La frequenza delle onde cerebrali è misurata in Hertz
(cicli al secondo).
Le onde, e dunque le frequenze prodotte dal cervello
umano, variano a seconda del tipo di attività cerebrale in cui si è impegnati.
La scienza oggi concorda generalmente sulle funzioni
associate alle onde elettromagnetiche e le classifica in base a quattro tipi di
“onde”, distinte a seconda della loro frequenza:
· le onde Beta hanno una frequenza che varia fra i 12 -14 hertz fino ai
30 hertz. Sono prodotte dal cervello in una situazione di piena coscienza ed in
stato di veglia. Ad esempio probabilmente il nostro cervello sta producendo
onde Beta adesso, mentre stiamo leggendo;
· le onde Alfa variano dai 7- 8 hertz ai 14 hertz e sono tipiche della
veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l'addormentamento, delle
fantasie diurne e degli stati ipnotici;
· le onde Delta variano da 0,1 a 4 hertz e
caratterizzano gli stati di incoscienza totale ed il sonno profondo.
· le onde Theta variano dai 4 a 7 - 8 hertz e caratterizzano gli stadi 1
e 2 del sonno REM ma sono anche le onde solitamente prodotte nei nostri stati
emotivi più profondi.
· le onde Gamma, di
più recente scoperta, variano dai 30 hertz delle onde Beta, fino ad oltre i 40
hertz e contraddistinguono le situazioni di precognizione, elaborazione di
informazioni particolarmente complesse o risposte emotive estreme. Sono di
brevissima durata.
Il
ciclo del sonno - attraverso le fasi del sonno non REM e del sonno REM - è
caratterizzato da una fase di circa mezz’ora nella quale produciamo onde beta,
per poi passare, attraverso le onde Alfa e Theta, alle onde Delta, per poi
tornare nello spettro delle onde Alfa, dove si producono i sogni. Se impariamo
a controllare le frequenze cerebrali, possiamo passare dalle onde Alfa, alle
onde Theta, senza addormentarci.
Le
onde Alfa sono associate ad uno stato di coscienza vigile e ricettiva ma
rilassata, durante il quale si realizza un perfetto equilibrio fra l’attività
dell’emisfero destro e di quello sinistro del cervello. In presenza di una
perfetta sincronizzazione il sistema endocrino, attraverso l’ipofisi, secerne
una abbondante quantità di endorfine.
Di solito vengono prodotte in momenti di forte
introspezione, per effetto della meditazione e si verificano, ad esempio,
durante la meditazione o lo yoga. Nello stato
Alpha generalmente si presenta una sincronizzazione e un equilibrio tra
emisfero destro e sinistro. In questo stato la produzione di endorfine è
particolarmente elevata.
Le endorfine vengono rilasciate come
risposta agli stimoli nervosi che raggiungono la colonna vertebrale. Sono
dotate di una potente funzione analgesica ed eccitante, con effetti simili alle
sostanze oppiacee.
Arrivati nella dimensione “alfa” (tra 7 e 14
hertz) possiamo sentire quello che accade al nostro corpo senza fermarsi a una
qualsiasi valutazione positiva o negativa delle emozioni.
Possiamo, dunque, rispondere alle sollecitazioni
del dolore producendo ulteriori endorfine, attraverso il passaggio allo “stato
Alfa”. Al tempo stesso possiamo posizionarci meglio nei confronti del dolore,
concentrandoci fino a giungere nello stato Alfa.
Questa pratica ci permette di prendere
automaticamente distanza dai nostri pensieri incessanti e di accettare
cosa sta avvenendo dentro di noi, senza dover per forza “comprendere”
psicologicamente il “perché”.
Al tempo stesso, attraverso la pratica
meditativa, possiamo giungere fino alle onde Theta, dove si verifica uno stato
di subcoscienza che ci consente di raggiungere stati particolare di benessere,
come la trance. Gli stati ipnoidi, quelli
causati dal training autogeno o da una reiterata situazione di rilassamento,
all’inizio innescata anche da una sovrapproduzione di endorfine provocano la
trance. Le Theta sono denominate onde
della guarigione per le loro potenzialità straordinarie e benefiche
sul corpo umano.
“E’ doloroso riuscire a rilassarsi. Entrate in trance e
il dolore svanirà” (Alexander Simpkins)
La trance, tuttavia, proprio perché è uno stato
che proviene dall’inconscio, può presentare situazioni di pericolosità di
fronte a sollecitazioni emotive particolarmente estreme, come quelle che
causano un forte dolore.
La
meditazione e la conoscenza del nostro corpo, l’esplorazione delle sensazioni e
delle emozioni associate agli stimoli esterne ci possono consentire di
approcciare al dolore in modo maggiormente cosciente e consapevole.
L’uso
dei “Chakra” ci può aiutare a “sentire meglio” e ad indagare le “zone” del nostro corpo che maggiormente ci “inviano
un feedback” rispetto a ciò che stiamo facendo.
Cosa sono i Chakra? Sono centri di energia situati in
prossimità degli organi fisici e dei centri nervosi più importanti e secondo i
testi orientali classici sono più di un centinaio. Noi prenderemo in
considerazione i sette Chakra principali situati lungo la colonna vertebrale.

“E’ possibile sapere qualcosa ma non capire cos’è e poi,
di nuovo, capire qualcosa ma non sapere cos’è” (Milton Erickson)
Di seguito vi proponiamo una speciale mappa della
consapevolezza, con lo scopo di considerare i Chakra principali come
determinate sedi fisiologiche in connessione con determinate parti del corpo,
con il sistema nervoso o il sistema endocrino ma anche di associare ad essi i nostri istinti e le nostre
pulsioni, collegandoli a determinati “archetipi”, da considerare come “immagini
simboliche” impresse nella nostra psiche, frutto della nostra energia
istintuale o, al contrario per chi crede nella reincarnazione, come “figurazioni”
su cui sono impresse le matrici che guidano l’essere umano.
James Hillman, psicoanalista e filosofo, definisce gli
archetipi come “i modelli più profondi del funzionamento
psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui
vediamo noi stessi e il mondo. Essi sono le immagini assiomatiche a cui
ritornano continuamente la vita psichica e le teorie che formuliamo su di
essa”.
Lo psicologo Carl Gustav Jung
definisce gli archetipi come immagini originarie e ancestrali, profondamente
radicati nella psiche umana, ovvero, "modelli funzionali innati
costituenti nel loro insieme la natura umana".
Per Jung, oltre che l’inconscio
individuale, esiste un inconscio collettivo che si esprime attraverso gli
archetipi cioè modelli di funzionamento del comportamento umano che si manifestano in ogni cultura, prendendo voce dalla
mitologia, dalle favole e dai modelli culturali che si sono tramandati nel
corso dei secoli e sono giunti fino a noi, racchiudendo i principali temi
dell'uomo dall'origine dei tempi.
Possiamo entrare in contatto con gli archetipi attraverso
l’ascolto delle nostre emozioni ma anche mediante i sogni che ci possono
aiutare nel processo di costruzione della consapevolezza del nostro stato
psichico o emotivo. Gli archetipi si manifestano nella nostra esperienza
quotidiana, oltre ogni dimensione spazio – temporale - manifestandosi
attraverso immagini, simboli e miti, a livello del nostro subconscio.
Quanti sono gli archetipi?
Probabilmente infiniti ma proprio perché rappresentano figurazioni simboliche
della nostra vita, del nostro viaggio interiore e del nostro stare nel mondo, i
diversi studiosi ne hanno proposto una mappatura diversa. Per Jung esiste una
struttura archetipi basata, principalmente, su 4 grandi categorie: la Persona,
l'Ombra, l’Animus e Anima, il Sé.
Lo storico Joseph Campbell, analizzando gli studi di Jung, ha rielaborato gli
archetipi attraverso l’uso della mitologia, utilizzando il “mito dell’eroe” per
simboleggiare il viaggio attraverso la nostra vita.
Per Campbell: “Il viaggio dell’eroe è fondamentalmente interiore, un viaggio verso
profondità in cui oscure resistenze vengono vinte e resuscitano poteri a lungo
dimenticati per essere messi a disposizione della trasfigurazione del mondo… il
periglioso viaggio non ha per scopo la conquista, ma la riconquista, non la
scoperta ma la riscoperta. L’eroe è il simbolo di quell’immagine divina e
redentrice che è nascosta dentro ognuno di noi e che aspetta solo di essere
trovata e riportata in vita”.
Per lo sceneggiatore statunitense Chris
Vogler (The Writer's Journey: Mythic
Structure For Writers, saggio
tradotto e pubblicato in italiano con il titolo “Il viaggio dell'eroe”),
gli archetipi fondamentali, infine, sono 7: l'eroe, il mentore,
il Guardiano della soglia, il Messaggero, il Mutaforme, l’Ombra
e l’Imbroglione.
Di seguito
abbiamo accostato alcuni archetipi ai Chakra principali, che abbiamo messo in
connessione con i punti principali del nostro corpo, alle
sensazioni, alle emozioni primarie e a quelle secondarie.
Ovviamente, questo contributo non ha alcun valore
scientifico ma costituisce il tentativo di indicare una “via ulteriore ed
alternativa verso la consapevolezza”, attraverso l’uso dei Chakra, dei nostri
istinti e delle nostre pulsioni, fino alla “condivisione”, attraverso il gioco,
con l’altro.
Una mappa per riunire mente,
sensazioni, emozioni e sentimenti
Primo Chakra
Parte del corpo
|
Plesso coccigeo, intestino retto
|
Istinto
|
Autoconservazione, sopravvivenza
|
Percezione durante l’agire in ruolo
|
Stabilità, autocontrollo; io “sono”.
|
Sensi
|
Olfatto, vibrazione
|
Emozioni primarie
|
Paura
|
Emozioni secondarie
|
Rabbia, ferocia, panico
|
Sentimenti
|
Ego sfrenato, eccessiva instintualità,
|
Blocco, limiti, chiusura
|
Accidia, pigrizia. Instabilità, sradicamento, preoccupazione per
sopravvivenza (può essere materiale, inadeguatezza)
|
Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play
partner
|
Solide basi, dinamismo, spontaneità
|
Archetipo junghiano
|
Ombra, l’Innocente
|
Elemento
|
terra
|
Colore
|
Rosso
|
Secondo Chakra
Parte del corpo
|
Plesso sacrale o zona pelvica, apparati riproduttivi.
|
Istinto
|
Sessuale, Rapporto con la diversità
|
Percezione durante l’agire in ruolo
|
Io sento; ricerca di equlibrio
|
Sensi
|
Lingua, gusto.
|
Emozioni primarie
|
Desiderio
|
Emozioni secondarie
|
Possesso, frustrazione, appagamento, vergogna.
|
Sentimenti
|
Lussuria
|
Blocco, limiti, chiusura
|
Inibizione, impotenza, frigidità
|
Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play
partner
|
Moderazione, controllo, equilibrio sessuale
|
Archetipo junghiano
|
Anima
|
Elemento
|
acqua
|
Colore
|
Arancione
|
Terzo Chakra
Parte del corpo
|
Stomaco, fegato, milza
|
Istinto
|
Estroversione
|
Percezione durante l’agire in ruolo
|
Io posso; desiderio di evoluzione, cambiamento.
|
Sensi
|
Vista.
|
Emozioni primarie
|
Empatia, inquietudine, ansia, oppure aggressività, collera
|
Emozioni secondarie
|
Confronto/scontro, simpatia/antipatia, Comando/dipendenza, invidia,
vergogna
|
Sentimenti
|
Onnipotenza, arroganza, invadenza, dominio
|
Blocco, limiti, chiusura
|
Egoismo, insicurezza, remissività, mancanza di iniziativa
|
Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play
partner
|
Volontà di trasformazione, sicurezza, autostima. Riesame del concetto
di potere: da esteriore ad interiore; competizione lascia il posto a cooperazione
|
Archetipo junghiano
|
Guerriero
|
Elemento
|
Fuoco
|
Colore
|
giallo
|
Quarto Chakra
Parte del corpo
|
Cuore, polmoni, respiro
|
Istinto
|
Passione o regressione
|
Percezione durante l’agire in ruolo
|
Io amo; ricerca di armonia.
|
Sensi
|
Tatto, pelle.
|
Emozioni primarie
|
Amore, bisogno di amore
|
Emozioni secondarie
|
Odio, gelosia, ira, delusione, disperazione
|
Sentimenti
|
Benevolenza, fanatismo, integralismo, leggerezza
|
Blocco, limiti, chiusura
|
Sensi di colpa, svalutazione di sé, repressione
|
Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play
partner
|
Equilibrio fra mente e corpo, fratellanza
|
Archetipo junghiano
|
L’amante, l’orfano
|
Elemento
|
Aria
|
Colore
|
verde
|
Quinto Chakra
Parte del corpo
|
Gola, plesso faringeo, collo, spalle
|
Istinto
|
autorealizzazione
|
Percezione mentre faccio male o provo dolore
|
Io creo, Io insegno, io comunico
|
Sensi
|
Udito, pienezza
|
Emozioni primarie
|
Serenità e pace interiore
|
Emozioni secondarie
|
Calma, armonia, umiltà
|
Sentimenti
|
Superbia, reticenza,
|
Blocco, limiti, chiusura
|
Inganno, ingordigia, isolamento, accidia
|
Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play
partner
|
Autorealizzazione, creatività, comunione
|
Archetipo junghiano
|
Il creatore, il vecchio saggio
|
Elemento
|
Cielo, etere
|
Colore
|
Azzurro
|
Sesto Chakra
Parte del corpo
|
ipotalamo, occhi, fronte
|
Istinto
|
intuizione, fusione con sé
|
Percezione mentre faccio male o provo dolore
|
Io percepisco; tendenza alla “fusione” delle proprie “dualità”.
|
Sensi
|
Intenzione, (organo di senso “mente”)
|
Emozioni primarie
|
Completezza
|
Emozioni secondarie
|
Supremazia
|
Sentimenti
|
Comprensione e consapevolezza superiore
|
Blocco, limiti, chiusura
|
Illusione, dubbio
|
Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play
partner
|
Conoscenza
|
Archetipo junghiano
|
Sé, Il sovrano, il cercatore
|
Elemento
|
Luce
|
Colore
|
Indaco
|
Settimo Chakra
Parte del corpo
|
Ghiandola pineale
|
Istinto
|
pace interiore, Eliminazione
|
Percezione mentre faccio male o provo dolore
|
Io so, controllo assoluto
|
Sensi
|
Illuminazione, estinzione
|
Emozioni primarie
|
Cinismo
|
Emozioni secondarie
|
Oltre ogni emozione
|
Sentimenti
|
Superbia
|
Blocco, limiti, chiusura
|
Superbia, desiderio di annullamento
|
Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play
partner
|
Fusione assoluta con sé e l’altro, illuminazione
|
Archetipo junghiano
|
Il mago, il distruttore
|
Elemento
|
Coscienza
|
Colore
|
bianco
|
* Radaaria,
insegnante certificata KRI di Kundalini yoga dal 2002, e Slaveromano71, appassionato di parapsicologia, riflessologia ed
autoipnosi.
**Per contatti potete scrivere a
Slaveromano71 e Radaaria su www.Legami.org, oppure:
Angelo Lancelot (Slaveromano71) e Daria Redi (Radaaria) su FB